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TRAILRUNNING

Val di Mello Winter 2022: esperienza-trail ai confini della realtà sulle tracce del mitico Gigiat

Le avanguardie dei trailrunners hanno "scaldato i motori" in uno dei primi appuntamenti agonistici del nuovo anno.

di Stefano Gatti
04 Feb 2022 - 15:03
 © Giacomo Meneghello

© Giacomo Meneghello

Sole accecante, raffiche di vento e… tutti i colori del ghiaccio! Cosa chiedere di più? La compagnia di altri duecentocinquanta trailrunners, la passione e la competenza di un team che ha apparecchiato per tutti noi un itinerario da sogno che corre ai piedi di alcune tra le montagne più cariche di storia e tradizione delle Alpi Centrali: Badile, Cengalo, Disgrazia. Meglio però abbassare lo sguardo e rimanere concentrati sugli undici chilometri di Val di Mello Winter Trail, perché di questo si tratta oggi, perché tra poco si parte ed allora - se ci perdonate l’immagine - che tu sia un top runner o un amatore, la bava agli angoli della bocca è esattamente la stessa!

Basteranno come al solito un paio di chilometri (anzi meno, perché qui c’è già un traguardo sprint dopo cinquecento metri!) a separare i professionisti dai buoni atleti e questi ultimi da noialtri “scappati di casa” che però - consentitecelo - ci consideriamo ugualmente una sorta di… elite. Perché non siamo e non saremo mai la (magnifica) folla al via di una maratona, di un diecimila o di una tapasciata ma - pur non superando mai le poche decine di unità - non ci sentiamo mai soli e ci facciamo sempre compagnia, proprio mentre ci sfidiamo sui sentieri, magari solo per un piazzamento largamente trascurabile. Per tutti, ma non per noi... 

© Giacomo Meneghello

© Giacomo Meneghello

Manca purtroppo - quella sì - la neve, ed è un’assenza pesante. Val di Mello Winter Trail è nato due anni fa per correre con i ramponcini montati sulle scarpe da trail ma anche oggi (come era stato nel 2020) il terreno è fondamentalmente "green" (o quasi). I miei Nortec li ho messi ugualmente nello zaino, come augurio per… la terza edizione. Per quanto mi riguarda poi la veste autunnale dei sentieri non mi disturba, al contrario. Tanto più che l’impegno non viene… meno: la Val Masino e le sue valli laterali sono circondate (per non dire sovrastate) da pareti altissime e verticali, che incombono sui pochi villaggi e sulle quali sono state scritte alcune delle pagine più importanti dell’alpinismo e dell’arrampicata. In altri termini, molto più… pratici, tenendo presente che la traiettoria descritta dal sole nel cielo dei mesi invernali non è particolarmente accentuata, i raggi della nostra stella faticano a superare creste e pareti ed a raggiungere il fondovalle (dove corre il percorso) e di questi tempi non vi indugiano più di una manciata di ore. Risultato: il “lavoro” che non fa la neve lo fa… il ghiaccio. La sostituisce degnamente e ci costringe a fare extra-attenzione. Ce lo hanno detto nel briefing che ha preceduto lo scatto al via e ce lo ricorda, superato il traguardo-sprint di cui sopra (che rende omaggio al mitico “Fiorelli Sport” ed all’altrettanto mitico Bar Kundaluna) il primo assaggio di sentierino single-track appena fuori dal paese. Già dentro il bosco. Sono impegnato a non perdere le tracce della mia compagna di squadra Gloria (siamo in quattro, nel tricolore rosso-bianco-nero della Sportiva Lanzada) quando mi imbatto in Emanuele Manzi (uno dei top runners di cui sopra) con una manciata di neve ghiacciata premuta su un ginocchio… Meglio alzare ancora la soglia d’attenzione, ma solo dopo aver… abbassato la testa per evitare “craniate” nei brevi ma scenografici passaggi tra grandi massi che immettono nel tratto pianeggiante della località di Bregolana, l'habitat naturale del Gigiat, l’essere mitologico “locale” che ha dato il nome alla neonata società organizzatrice della prova: il Team Gigiat per l'appunto.

© Giacomo Meneghello

© Giacomo Meneghello

Pochi minuti di corsa al piccolo trotto, salendo gradualmente nei boschi del versante sud della Valle dei Bagni, ed ecco che l’itinerario propone il primo giro di boa. Abbandoniamo la traccia che si inoltra in direzione della splendida Foresta dei Bagni del Masino (sarebbe uno splendido set per l'ennesimo episodio della saga di “Star Wars”) ed attraversiamo su un comodo ponticello il torrente che raccoglie le acque del torrente Masino che scende dal circo di vette del gruppo Badile-Cengalo e confluisce poi nell'Adda , per “spararci” giù a tutta velocità (anche se il mio concetto di “tutta velocità” è molto relativo) lungo il secondo dei quattro brevi settori asfaltati del percorso. Che termina con una mezza svolta a sinistra ed in contropendenza: quella che immette nel traverso della “Panoramica”, una mulattiera sostanzialmente pianeggiante che consente di tirare un attimo il fiato ma poi invece… no perché - per lo stesso motivo - impone di fare velocità (rieccola…!). Con un'ulteriore controindicazione psicologica, mia personale ma probabilmente condivisa: vale a dire l’effetto straniante prodotto dall’udire parole e musica dall'area di partenza ed arrivo che di solito - nel finale di gara - hanno un effetto di “trascinamento“ verso il traguardo degli esausti runners (molto più dei caritatevoli ma illusori “è finita” oppure “dai che spiana”). Il centro sportivo di San Martino dista infatti sì e no un chilometro in linea d'aria (il tracciato della Panoramica passa appena a monte delle case più alte del paesino) ma in questo caso si tratta di una specie di miraggio… sonoro. Che magari non arriva a tagliare le gambe ma produce un automatico ed in questo caso specifico prematuro senso di rilassamento!

© Giacomo Meneghello

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Orecchie basse quindi e - più ancora - giù la testa e le spalle, ma stavolta non per le grotte del Gigiat. C’è dare fare attenzione al ghiaccio sul terreno ed alle sue trappole. Perché in Val Masino è sempre una questione di placche! Quelle di granito, percorse dalle linee di arrampicata disegnate dagli eletti di questo paradiso del free climbing e quelle - appunto - di ghiaccio.... E se le vie di arrampicata prevedono varianti e gradi di difficoltà, le sezioni ghiacciate che ci si parano davanti sono in più modi insidiose. Soprattutto quelle meno spesse (a volte un semplice velo ghiacciato) che - rimanendo trasparenti - sono più difficilmente identificabili sul terreno (ghiaccio bianco e ghiaccio nero, insomma!), provocando ruzzoloni e sbucciature. Inconvenienti che una volta tanto non mi riguardano, nonostante la mia cronica mancanza di coordinazione. Evidentemente il lavoro di questi ultimi mesi inizia a dare i suoi frutti! Me la cavo contornando le pozze ghiacciate più consistenti e quindi allungando la strada di qualche decina di metri. Ormai alle spalle anche il terzo tratto asfaltato, punto deciso verso la seconda e definitiva (suona un po’ sinistro) inversione di rotta. Lungo lo “sparo” in leggera ma costante salita che porta dalla storica locanda del Gatto Rosso al giro di boa di Cascina Piana (di nome, non di fatto, visto il contesto!) mi sposto sulla trentina di centimetri scarsi di cemento bello liscio del bordo esterno della strada (quello che la sostiene), allo scopo di evitare il fondo acciottolato di centro strada che per me è peggio della peste bubbonica.

© Giacomo Meneghello

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Sulla riva opposta del torrente Mello (che raccoglie le acque di scioglimento delle nevi del Disgrazia e confluisce nel Masino a san Martino), vedo già con invidia chi chiuderà la gara appena sotto e appena sopra il muro dei sessanta minuti: ergo, i primi sono già praticamente in zona traguardo… Superato il ponticello, la mulattiera si restringe ulteriormente e diventa sentiero single-track in mezzo ai boschi che - ormai è tutta discesa - porta praticamente agli ultimi cinquecento metri di gara. Mi ripassa l’amico Andrea Banfi, con il quale (e con un paio di altri concorrenti) abbiamo fatto fin qui gara ad elastico, a seconda delle rispettive inclinazioni. Le mie sono quelle che puntano decisamente verso il basso. Infatti metto una marcia alta, mi butto giù bello sciolto ma con una sicurezza che non avvertivo da tempo e prendo di slancio anche le poche rampette in contropendenza che spezzano di tanto in tanto la discesa. Ultimo chilometro tra praticelli ed asfalto, con la gente che applaude e con loro quelli bravi che hanno già finito e stanno andando a cambiarsi, addentando il loro panino. Ho messo nel mirino un collega lungo l’ultimo tratto di discesa bella tosta tra i boschi. Ne avevo parecchio di più ma non mi andava di chiedere strada tra i massi che lo mettevano un po’ a disagio. Sbagliato! Perché la gara è gara. Infatti lui, arrivati sull’asfalto (a proposito di inclinazioni) giustamente spinge l’impossibile per non farsi superare. Un secondo di differenza al traguardo... Sul potere della mente ed in particolare sulla cattiveria agonistica c'è ancora parecchio da lavorare!

© Giacomo Meneghello

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Tiro il fiato, addento a mia volta il panino, bazzico pigramente avanti e indietro la zona dell'arrivo tirando tra una chiacchiera e l’altra l’ora delle premiazioni. Insomma, lascio fluire i pensieri e le sensazioni e raccolgo gli spunti che ancora mancano alla stesura di queste righe. Altri ancora ne verranno nelle ore e nei giorni successivi e gli ultimi proprio qui ed ora, mentre scrivo, ricordando di essermi “lucertolato” sotto il sole accecante della Val Masino. Sole che da queste parti, di questi tempi, tocca terra a mattina inoltrata e toglie il disturbo troppo presto. Resta solo poche ore ma tra poche ore tornerà. In fondo è quello che penso di Val di Mello Winter Trail: arriva all’improvviso ma dura troppo poco, però tornerà presto e credo proprio che mi troverà qui ad aspettarlo per la terza edizione. Forse con la neve, chissà. Non è così importante. Agli amici del Team Gigiat dico grazie e magari arrivederci per una sessione di allenamento su questo percorso durante l’anno. E se la coperta (bianca) dovesse essere corta anche l’anno prossimo - la butto lì - cosa ne dite di “tirare” un po’ più in là, anche solo di una manciata di chilometri? Perché ad occhio e croce siamo arrivati tutti al traguardo con l’astina del carburante ancora lontana dal rosso!

© Giacomo Meneghello

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