Tutti gli atleti sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri. Parafrasare George Orwell è una scorciatoia di lusso per arrivare subito al cuore di queste righe: la discriminazione di genere nello sport e particolarmente nel trailrunning. Si perché, se è sempre vero che lo sport unisce, non è garantito invece che lo sport metta sempre tutti alla pari. Uomini e donne, in questo caso: vale a dire nel caso preso in esame da Tatiana Bertera Manzoni, giornalista di sport outdoor e lei stessa trailrunner - nel suo blog cordadoppia.com. Lo spunto è quello del differenziale di montepremi esistente – tra atleti ed atlete appunto – in alcune gare di questa impegnativa specialità. Per lo più in gare minori.
Dettaglio, questo, che rende la questione ancora più “antipatica” e urgente. Perché si tratta di eventi che possono magari vantare una lunga tradizione ma che – forse proprio per questa ragione, e per la loro risonanza limitata – tardano ad adeguarsi. La questione è complessa e variegata, il dibattito aperto. Principalmente – appunto - sul web, sui blog e sui social. Noi vi invitiamo a seguirlo. Anzi a prendervi parte ed a dire la vostra, qui ma soprattutto confrontandovi con il “sasso” che la Bertera ha lanciato nello stagno - la sua proposta e le sue implicazioni - sotto il significativo titolo di “Gare trail, il Medioevo nel 2019”. Clicca qui per leggere l'articolo
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