TRAILRUNNING DA PRIMATO

Davide Magnini sigla il nuovo record di salita e discesa dall'Ortles

One-man show di Davide Magnini sull'Ortles. Il portacolori del CS Esercito si prende il primato salita-discesa della vetta più alta del Trentino Alto Adige

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Dopo il tentativo sulla Bormio-Stelvio, sfumato solo nel finale alla metà di giugno, Davide Magnini ha siglato venerdì 10 luglio una performance estiva e solitaria di grande livello, andando ad abbassare decisamente il record di salita e discesa dell’Ortles (3905 metri slm, la vetta più alta del Trentino Alto Adige), che apparteneva nientemeno che a Marco De Gasperi. Per Magnini una performance straordinaria, in attesa della ripresa delle competizioni ufficiali.

Il portacolori del Centro Sportivo Esercito (nonché “ambassador” Salomon) ha coperto – a tempo di record appunto – un itinerario di diciassette chilometri di sviluppo, con 2150 metri di dislivello positivo. Davide ha fermato il cronometro sul tempo di due ore, 18 minuti e 15 secondi, con un parziale di un’ora, 35 minuti e 18 secondi nell’itinerario di salita. Il tempo di De Gasperi (che proprio recentemente aveva suggerito a Davide di provare … a batterlo!) era di due ore, 36 minuti e 50 secondi (tempo di salita un’ora, 45 minuti e 30 secondi). A conti fatti quindi Magnini ha guadagnato al campionissimo bormino dieci minuti lungo la sezione ascendente del percorso e quasi altrettanti (otto) lungo la discesa!

Abbiamo chiesto a Davide (fresco di laurea in ingegneria all’Università di Trento) di raccontarci nei dettagli la sua impresa, resa possibile tra l’altro da una preparazione svolta sulla Presanella che, con i suoi 3358 metri, è la montagna più alta interamente compresa nel territorio del Trentino e che domina Vermiglio, il paese dell’alta Val di Sole nel quale Davide risiede con la famiglia. Caporalmaggiore degli Alpini, Davide fa appunto parte del Centro Sportivo dell’Esercito ed è uno degli atleti di punta della Nazionale di scialpinismo.

Davide, raccontaci con quali aspettative sei andato all’attacco del record dell’Ortles che Marco De Gasperi aveva stabilito cinque anni fa, nel 2015.

Marco è sempre stato il mio idolo e punto riferimento. Mi preoccupava la discesa, dove lui è fortissimo. Durante il mio tentativo, mi sono reso conto che gli intertempi erano buoni rispetto ai suoi ma quando ho visto il tempo finale, quasi non riuscivo a crederci. Evidentemente era proprio il giorno giusto. Ho organizzato tutto all’ultimo e un po’ in sordina perché mi sembrava impossibile poter minacciare il record di Marco. Soprattutto perché in un itinerario che si svolge anche in alta quota le condizioni che si trovano sono sempre mutevoli.

Come si è svolto il tuo tentativo?

Domenica scorsa (5 luglio, ndr) ho fatto una ricognizione “competitiva” insieme al mio allenatore Manfred “Manni” Reichegger. Anche lui come me fa parte del CS dell’Esercito ed in precedenza è stato mio compagno di squadra in molte gare di scialpinismo. Siamo saliti in velocità e ridiscesi con più calma, verificando i punti più impegnativi e studiando il posizionamento dei punti di appoggio, molto importanti perché l’itinerario è tutt’altro che banale, soprattutto volendo salirlo e ridiscenderlo a passo di corsa. In questa occasione mi sono reso conto che le condizioni sul ghiacciaio erano ottime. Solo che con le alte temperature di questo periodo tutto cambia molto in fretta e non c’era tempo da perdere. Così martedì sera ho preso la decisione di provarci, mercoledì mattina mi sono trasferito a Solda e nel pomeriggio ha fatto un ultimo test sul tratto tecnico dell’itinerario. Poi ho pernottato a Solda e giovedì mi sono riposato.

E arriviamo così a venerdì 10 luglio, il gran giorno …

Si, venerdì mattina alle 06.57 sono partito dalla chiesetta di Solda. L’itinerario passa dal Rifugio Tabaretta (a quota 2256 metri) e poi dal Rifugio Payer (metri 3029). Da lì ho seguito la via normale di salita all’Ortles: quella classica e la più battuta. Non potevo aspettare oltre, anche per via delle previsioni meteo, in peggioramento nei giorni seguenti. Il tratto più tecnico, prima del ghiacciaio, prevede il passaggio su una cresta piuttosto esposta, parzialmente attrezzata con catene. Poi si affronta una cresta ancora più aerea. Questo tratto è sprovvisto di protezioni ma, per poterlo percorrere in velocità, abbiamo messo una corda fissa, come d’altra parte a suo tempo aveva fatto anche De Gasperi. Ad assistermi nella parte più tecnica del percorso sono stati la Guida Alpina Tiziano Canella e poi mio papà Lodo e quattro amici, tutti membri del Soccorso Alpino. Mi sentivo bene, le condizioni meteo erano buone. Nella parte alta della via (che ho affrontato montando i ramponcini sotto le scarpe da trail) c’era molta neve, che ho trovato dura e questo mi ha permesso di tenere un buon ritmo e quindi di realizzare questo sogno.

 

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