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SKYRUNNING EXPERIENCE

Buona la seconda, anzi meglio! Oliena SkyTrail, alla scoperta della Sardegna più wild

Anche noi di Sportmediaset al via di una "sky" da cinema sui sentieri del Supramonte

di Stefano Gatti
18 Ott 2025 - 21:58
 © Tore Orru Masia

© Tore Orru Masia

“Il tempo è fuggito tanto velocemente che l’animo non è riuscito a invecchiare”. 

Sono i pensieri segreti di Giovanni Drogo - il protagonista de “Il deserto dei Tartari” - e più ancora quelli del suo creatore Dino Buzzati a brulicarmi nella testa mentre mi preparo ad affrontare per la seconda volta la prova più completa del weekend di Oliena SkyTrail, in quel Supramonte della Sardegna che per molti versi richiama proprio le atmosfere geografiche ed esistenziali del romanzo più conosciuto di Buzzati. E se lo scrittore bellunese è uno dei miei preferiti, la Sardegna è la mia immancabile destinazione quando la corsa sui sentieri non è solo questione di collegare la linea di partenza con quella del traguardo ma il viaggio interiore e intimo: correre il più velocemente possibile, così che l’animo tardi a invecchiare. Vivere l’attesa dandole la dignità e la sostanza del presente, piuttosto che consumarsi nei sogni impossibili. Oliena, Villacidro con la sua Skyrace e Chia (Sport Week) hanno già centrato questa missione. 

© Oliena SkyTrail Ufficio Stampa

© Oliena SkyTrail Ufficio Stampa

Per la mia seconda partecipazione all’evento organizzato dai ragazzi di ASD Oliena Outdoor mi imbarco sul volo diretto a Olbia con un giorno di anticipo rispetto al 2024: ho tutte le intenzioni di godermi un lungo weekend con sfuoramento sul lunedì. Ho il vantaggio di conoscere già le persone, il contesto e anche il tracciato di gara. Ho infatti resistito alla tentazione di mettermi alla prova sulla Ultra Sky Supramonte da cinquanta chilometri (fuori dalla mia “gittata”) per fare il bis sui ventiquattro chilometri e quasi milleottocento metri di dislivello positivo di Husidore Skytrail che è il vero cuore (se preferite il nocciolo) dell’evento di Oliena.

© Oliena SkyTrail Ufficio Stampa

© Oliena SkyTrail Ufficio Stampa

Dopo la giornata d’ingresso al fine settimana, sabato assisto alle prime due gare in programma (il Vertical V-Karabidda e il Corrasi Trail) dal nuovo campo base di Corso Vittorio Emanuele II e Piazza Aldo Moro, sulla quale affaccia il municipio, preferito quest’anno a quello degli anni precedenti nella sottostante Piazza di Santa Maria: Peppone e Don Camillo in salsa sarda insomma.

© Stefano Gatti

© Stefano Gatti

Prima però una sgambata in compagnia dell’amico cronometrista Fabio (molte più ore passate nella postazione Wedosport che noi in gara!) sui primi chilometri della mia distanza. Quelli che, lasciato nello spazio di un chilometro il centro abitato, salgono subito con buona pendenza nella boscaglia, guadagnando rapidamente (quelli bravi, s'intende) il bivio tra le due gare del sabato e le altrettante della domenica. Da un punto panoramico lì nei pressi il colpo d’occhio è notevole: meglio goderselo adesso perché in gara il focus sarà ben altro

Finalmente domenica! Mi muovo per tempo dal mio appartamento nel Quartiere Spagnolo che fa grossomodo da cerniera tra la parte più moderna di Oliena a quella più antica e pittoresca. Nel giro di pochi minuti e bighellonando tranquillamente - cercando di svuotarmi le tasche dalla tensione e di scuotermela di dosso - sono al villaggio gara. I primi chilometri della mia gara sono in comune con quelli della Ultra Sky ma i nostri colleghi della “lunga” si sono mossi con un paio d’ore d’anticipo, alla luce delle frontali che gli ultimi di loro dovranno riaccendere per il loro finale di gara, un intero giro d’orologio abbondante più tardi… Complimenti a tutti loro e specialmente a questi ultimi ma solo di nome, non di fatto. Dopo di loro solo le eroiche “scope”, un team qui formato da un manipolo di atleti di tutti riguardo, altroché!

© Stefano Gatti

© Stefano Gatti

Serve un minivertical (però maxiripido) a zonzo tra le viuzze per raggiungere la parte alta di Oliena. Una rampa di cemento breve e "bastarda" ci deposita su una stradina in falsopiano che consente a tutti quanti di ricominciare a respirare. Dura un niente: svolta a destra e sentierino singletrack per un tratto (tutto da arrampicare) che - tagliando qualche curva di una stradina sterrata - ci permette di raggiungere il già citato bivio tre le prove del sabato e quelle della domenica. Quello che segue è un… interminabile traverso tutto saliscendi (eppure non sono più di due o tre chilometri) tra macchia mediterranea, pietraia e primi assaggi di roccia. Raggiungo alle spalle di un gruppetto un passaggio un po’ nascosto, che l’anno scorso aveva ingannato tanti, me compreso. Stavolta però lo so e infatti a quelli davanti, un po’ incerti sul da farsi, indico con sicurezza il passaggio nascosto: “Prendete là in alto a destra”. Da queste parti mi sento decisamente a casa, ma sarà meglio non abbassare la soglia d'attenzione: sono pur sempre ospite di una natura che passo dopo passo tende a farsi un po' più selvaggia e se volesse ci metterebbe un attimo a ricordarmi chi comanda.

Collaudate brevemente in una trasferta in Francia presso la sede di BV Sport (gli inventori delle calze a compressione, il cui fondatore peraltro è un self made man di Saint-Etienne ma di origini sarde), le Rossignol Vercors che ho scelto per questa occasione al primo serio impegno fanno il loro dovere. Sono molto precise e leggere, forse hanno una base un po' troppo stretta per giostrare come si deve su rocce e roccette: devo insomma fare un po' di attenzione a non scavigliare (ci vado vicino tre o quattro volte) ma è un buon modo per rimanere concentrati. Il “traversone” a mezzacosta sul versante più settentrionale del Supramonte finisce da un momento all’altro con una secca svolta a destra presidiata dai volontari. Qui si separano le nostre strade e quelle dei colleghi della Ultra Sky.

© Pina Deiana

© Pina Deiana

Il sentiero si impenna subito, la missione immediata è il superamento di un vero e proprio canyon che è una sorta di porta d'ingresso al cuore del massiccio, passando per un’ampia sella rocciosa: Forcella Sovana. È il punto che avevo subito messo nel mirino da lontano un paio di giorni fa nel trasferimento da Olbia ad Oliena, ed è anche quello al quale lunedì darò… l’arrivederci lunedì, lungo il tragitto opposto. Insieme alla risalita del versante nord di Punta Corrasi (massima elevazione del massiccio stesso con i suoi 1463 metri), questo passaggio… a nordest è il punto più ripido dell’intero itinerario. Si sale a svolte in mezzo a un mare di rocce bianchissime: prima al centro del canyon, poi appoggiando senza incertezze sulla sinistra, proprio sotto le pareti di Punta Cusidore (metri 1147), la montagna che dà il nome alla prova che sto correndo. 

Prima di arrivarci, esco inavvertitamente di una manciata di metri dal percorso indicato dalle fettucce arancioni e finisco per non accorgermi di un ramo basso di un ginepro che mi graffia la tempia, facendola sanguinare. Poca roba per fortuna: tampono la ferita premendo un po’ di più in testa il cappellino (che infatti porta i segni dell’inconveniente) e via, solo un po’ di cerchio alla testa, del quale mi dimentico nel giro di pochi minuti. Prendo a sinistra, a ridosso della parete, per la parte più sky di questo tratto e vengo accolto dall’amica Pina Deiana che meno di ventiquattro ore prima ha vinto il vertical, stabilendo anche il nuovo primato femminile sulla prova che nello spazio di sei chilometri copre un dislivello quasi esatto di mille metri, terminando su uno dei punti più spettacolari del Supramonte. La sua richiesta di fermarmi a posare per un paio di foto (che illustrano questo racconto) e un breve video è per me il pretesto per tirare il fiato.

© Oliena SkyTrail Ufficio Stampa

© Oliena SkyTrail Ufficio Stampa

Nel tratto finale del canyon la pendenza si addolcisce notevolmente: girovaghiamo cambiando spesso direzione nella rada macchia, fino ad un passaggio su roccia che sfocia in un bel pianoro… o quasi, che però non dura molto. Da qui in avanti e per cinque o sei chilometri, la traccia viaggia a semicerchio in direzione ovest e poi sud verso il principale punto di ristoro. Si corre e più spesso si cammina tra sentieri e grandi lastroni di roccia, tra la rada vegetazione e all’ombra di qualche ginepro isolato, superando una lunga serie di vallette successive: alcune attraversate perpendicolarmente al loro sviluppo, altre percorse per qualche decina di metri lungo il loro asse principale. Una faticaccia insomma, sotto il sole implacabile ma con una temperatura meno alta rispetto allo scorso anno, merito anche della buona ventilazione di questo tratto, che corre intorno ai mille metri abbondanti. A fine gara attribuirò proprio alle condizioni meteo ideali e alla migliore conoscenza (e quindi gestione) del percorso un miglioramento di diciassette minuti sul mio tempo 2024, altrimenti inspiegabile!

© Tore Orru Masia

© Tore Orru Masia

Dopo aver fatto... scalo al ristoro si riparte con una discesina che non deve illudere, perché cede subito il passo ad un’inversione di tendenza per un nuovo settore “alpino”, che ricorda appunto scenari e dislivelli più volte sperimentati… dalle parti di casa. Cion le dovute proporzioni, alcuni brevi settori ricordano certe ambientazioi della Skymarathon Sentiero 4 luglio. Laggiù rimangono i resti del set di una delle scene clou (il sacrificio di Isacco) del kolossal “La Bibbia”, diretto nel lontano 1966 da John Huston. Mi viene in mente (adesso però, mica mentre correvo) che un altro "immortale" - Sergio Leone - avrebbe benissimo potuto venire da queste parti a girare le pellicole della sua “Trilogia del Dollaro”. Già ma anche “Il Buono, il Brutto e il Cattivo” è del 1966: sarebbe stato un bell’affollamento di star sul Supramonte!

© Tore Orru Masia

© Tore Orru Masia

Puntiamo verso sudest lungo i fianchi del Corrasi, ma ne lasciamo la vetta qualche decina di metri sopra le nostre teste, puntando al nuovo cambio di rotta che ci porta a riaffacciarci con un bellissimo tratto sky sul versante di Oliena. Dalle parti di Iscala ‘e Marras rieccola di nuovo, la suggestione alpina: per qualche decina di metri sembra di essere nel tratto della Dolomyths Skyrace di Canazei che dal castello di rocce della vetta del Piz Boè scende verso l’omonimo rifugio, in particolare quando scendiamo dentro una sorta di "caminetto". Dura poco ma è una bellissima sensazione. Ancora un breve tratto tra le rocce, poi via dentro la macchia sempre più fitta ma non abbastanza… Nel senso che i raggi che filtrano nella vegetazione creano strani giochi di luce e riflessi… insidiosi: bisogna fare molta attenzione a pietre e radici, a volte nascoste dal fogliame. A lunghi tratti rettilinei o quasi ne seguono altri più “curvi”, che assecondano alcune vallette “a rientrare”. All’uscita di una di queste trovo l’amico Paolo Curridori, frontman di Margiani Team ASD che organizza Villacidro Skyrace, la gara che due anni fa mi ha permesso di scoprire lo sky e il trailrunning in Sardegna. Paolo lo avevo… sentito prima ancora di raggiungerlo: momentaneamente bloccato dai crampi, dai quali anch’io ero stato sfiorato una mezz'oretta prima, salendo sul Corrasi. Riuscirà a ripartire da lì a poco, raggiungendo l’arrivo pochi minuti dopo di me.

© Oliena SkyTrail Ufficio Stampa

© Oliena SkyTrail Ufficio Stampa

Poco sotto Tuònes al punto ristoro segue un tratto all’insegna della discontinuità con questa parte della gara: seguiamo per qualche centinaio di metri la serpentina di tornanti di una strada asfaltata ma il ritorno… alla civiltà deve ancora attendere. Davanti abbiamo ancora un lungo traverso sopra Oliena che include qualche breve ma a questo punto “molesta” risalita. Mi rassereno quando mi accorgo di pestare il fondo della stradina sterrata che avevo percorso poco più di ventiquattro ore fa nella mia uscita di allenamento. Da qui so esattamente quanto manca ma non mi azzardo ancora a rilassarmi: sono da solo e verosimilmente non posso più raggiungere chi mi precede ma mi seccherebbe essere a mia volta raggiunto da chi mi segue e che non riesco a vedere o a sentire. Quindi continuo a tirare. Ridiscendo la rampetta infame di stamattina (adesso è tutta un’altra storia, naturalmente!) e procedo per il breve tratto urbano che mi riporta sul traguardo, salutato dall'amico speaker Donatello Rota (prima di tutto un atleta di primo livello ed un apprezzato preparatore atletico) che mi riserva un’accoglienza di gran lunga superiore ai miei meriti specifici.

© Oliena SkyTrail Ufficio Stampa

© Oliena SkyTrail Ufficio Stampa

La gara è finita ma la giornata è ancora lunga. Non più sudore, polvere, graffi e chilometri ma aperitivi e incontri, amicizie vecchie e nuove e prossimi obiettivi, anche qui in Sardegna: la prima edizione del Limbara Trail a Berchidda l'ultimo weekend di febbraio e la seconda del Pattada Wild Trail in quello centrale di maggio. Oltre alla Skyrace di Villacidro a fine marzo e al mezza maratona di Chia a fine aprile. E poi ci sono i colleghi della Ultra Sky da applaudire al traguardo. Il vincitore Luca Carrara taglia il traguardo pochi minuti dopo di me ma lui - partendo solo due ore prima - ha percorso il doppio dei miei chilometri e coperto un dislivello ugualmente doppio! A saperlo (o meglio a sapere che avevo sei minuti di vantaggio sulla mia prima inseguitrice) lo avrei atteso per fare l’ultimo pezzo insieme…

© Stefano Gatti

© Stefano Gatti

Pranzo e cena - separati per quanto mi riguarda da tre sole ore! - mi rimettono definitivamente in sesto e qualche meritata birra provvede alla leggerezza che ci vuole per chiudere la giornata in bellezza tra amici, prima di un lunedì mattina a spasso senza più alcuna fretta tra i vicoli "western" di Oliena e di una toccata e fuga pomeridiana davanti allo splendido mare di Cala Gonone

© Stefano Gatti

© Stefano Gatti

“Il tempo è fuggito tanto velocemente che l’animo non è riuscito a invecchiare".

Ritrovo Buzzati e i pensieri di Giovanni Drogo solo a notte fonda. Vivere l’attesa o vivere nell’attesa. Preferisco spolparla fino all’osso, adesso, piuttosto che starmene lì sgranocchiando grissiniad aspettare un piatto forte che magari non arriverà più.  

“Il tempo è fuggito tanto velocemente che l’animo non è riuscito a invecchiare. E per quanto l’orgasmo oscuro delle ore che passano si faccia ogni giorno più grande, Drogo si ostina nella illusione che l’importante sia ancora da cominciare. Giovanni aspetta paziente la sua ora che non è mai venuta, non pensa che il futuro si è terribilmente accorciato, non è più come una volta quando il tempo avvenire gli poteva sembrare un periodo immenso, una ricchezza inesauribile che non si rischiava a sperare”. (“Il deserto dei Tartari” - Dino Buzzati)

© Oliena SkyTrail Ufficio Stampa

© Oliena SkyTrail Ufficio Stampa