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NAPOLI

De Laurentiis: "Ho dovuto cedere Kvara perché il suo agente minacciava di ricorrere all'articolo 17"

"Il Psg aveva offerto più di 200 milioni di euro per lui e Osimhen, ma avevo fatto una promessa a Conte”

21 Ago 2025 - 12:46

Aurelio de Laurentiis ha svelato un retroscena sulla cessione di Kvaratskhelia, spiegando il motivo dell'addio durante lo scorso mercato di gennaio. “Ho dovuto cedere Kvaratskhelia, perché il suo procuratore minacciava di ricorrere all'articolo 17 (la possibilità per un calciatore di svincolarsi unilateralmente dal contratto con una società, previo pagamento di un indennizzo, ndr). Dopo la prima, formidabile stagione del georgiano ci siamo preoccupati subito di negoziare un rinnovo contrattuale, migliorando il suo stipendio e arrivando a offrirgli una cifra molto importante, perché era ovvio che il compenso limitato avrebbe attirato mezzo mondo pronto a fargli ponti d'oro", ha detto il presidente del Napoli in un'intervista rilasciata a "7" del Corriere della Sera e di cui è stata diffusa un'anticipazione prima dell'uscita in edicola domani.

"Ma il suo procuratore, Mamuka Jugeli, aveva altri progetti per sé e per il calciatore. Voleva strappare a un altro club un'altissima commissione per lui, oltre a uno stipendio a doppia cifra per Kvara. Alla fine del secondo anno contrattuale c'è stato l'Europeo in Germania. Manna, Chiavelli ed io siamo volati a Düsseldorf per risolvere la questione, ma Mamuka ha continuato a prendere tempo sostenendo che Giuntoli gli avesse promesso dei soldi che non erano stati corrisposti. Bugia, non è stato difficile appurarlo. Avrei dovuto venderlo allora, il Psg aveva offerto più di 200 milioni di euro per il pacchetto Kvara-Osimhen. Ma avevo promesso a Conte di trattenerlo e non me la sono sentita. Con quei fondi, l’idea era di acquistare Gyokeres”, ha aggiunto.

Su Conte: "Molti anni fa lo incontrai alle Maldive. Sul lavoro è instancabile, proprio come me. È chiaro che entrambi amiamo profondamente ciò che facciamo, e per me questo è fondamentale. Polemico? Io preferisco dire visionario. A 34 anni mi sentivo pronto per pronunciare la frase decisiva: 'da ora si fa come dico io'. E, tutto sommato, è andata piuttosto bene".

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