La società bianconera, scossa da questioni extra campo e da un non chiaro organigramma, ha deciso di non cambiare allenatore nonostante due stagioni senza titoli
Qualcuno aveva colto nell'atteggiamento dimesso del post Udine il segnale di un addio vicino. Altri si spingevano a teorizzare percentuali minime sulla sua permanenza sulla panchina bianconera. Poi c'era la ridda di possibili sostituti che coprivano l'intero arco costituzionale delle strategie calcistiche. Alla fine, però, Max Allegri resterà sulla panchina della Juventus. E non solo per il super contratto che lo lega ancora per due anni ai bianconeri.
Troppa la confusione sotto il cielo juventino, in una società che non ha ancora chiari quali siano i posti chiave per dare il via alla tanto agognata ripartenza. Giuntoli deve arrivare ma non si sa quando (ora che ha divorziato dal Milan si è anche aggiunta l'ipotesi Massara, amico di vecchia data di Max), Manna copre a interim quel ruolo, John Elkann assomiglia a un'entità astratta che non si occupa di misere questioni come il calcio, anche se un giorno o l'altro dovrà scendere tra i mortali e dare qualche indicazione. In tutto questo ci sarebbe stata la questione legata all'allenatore che, alla fine, è servita a riempire giornali e a far dibattere schiere di opinionisti, più o meno improvvisati, su canali provati, pubblici o a pagamento.
Il tutto in mezzo alle bufere extra campo, tra punti tolti, ridati, ridotti, patteggiamenti e una partecipazione europea che potrebbe anche non esserci. Tutto questo è riuscito a mascherare un fallimento tecnico clamoroso per una società che si chiama Juventus. Due anni senza titoli non sono, oggettivamente, accettabili. Max è riuscito a far passare il terzo posto sul campo come un'impresa e i media amici lo hanno appoggiato, condizionando una parte dei tifosi bianconeri ancora affezionati a quell'allenatore che aveva regalato successi nel passato. La maggioranza del popolo juventino, però, vorrebbe soltanto coniugarlo al passato, ringraziandolo per gli scudetti dei tempi d'oro ma con gli occhi e il cuore condizionati dalle partite delle ultime due stagioni.
Alla fine, tutto quello che è successo fuori dal campo, ha messo in secondo piano quanto accaduto in stagione, tra Europa, campionato e Coppa Italia. C'è chi in società si rende conto di quanto sia controproducente portare avanti una situazione ampiamente compromessa, ma si è preferito non porsi troppo il problema. Più facile andare avanti così, senza stravolgimenti, con un allenatore già inserito in certe logiche dall'addio del gruppo di Andrea Agnelli. Allegri, da quel momento, si è occupato di tutta l'area tecnica, confrontandosi anche con i medici e gli altri componenti di staff che non lo riguardavano direttamente.
Il fatto di buttare 42 milioni lordi ha pesato, certo. Ma non è l'unico motivo per cui Allegri resta. Ora comincia davvero la parte difficile. Max dovrà ripartire dai giovani, cosa che, a onor del vero, ha saputo fare bene in questa travagliata stagione. Potrà così avere ulteriori alibi in caso di mancati successi.