Martinez, la numero 10 e una promessa all'Inter: "Farò grandi cose come Milito"

L'argentino si presenta: "Lavorerò al massimo per guadagnarmi un posto da titolare"

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Ha le idee chiare e grande ambizione. E d'altronde non lo avrebbero chiamato "El Toro" se non fosse uno che non si ferma davanti a nessun ostacolo. Lautaro Martinez si presenta con una promessa buona per i titoli di giornale e i sogni dei tifosi dell'Inter: "Se sono pronto a raccogliere l'eredità di Milito? La carica dell'argentino: "Milito ha parlato molto con me dell'Inter, mi ha aiutato un sacco e ha reso il mio trasferimento più agevole. Lui ha fatto tantissimo qui, a me non resta che fare il meglio per lasciare una buona immagine. Milito ha fatto un lavoro fenomenale ma adesso tocca a me fare altrettanto". Il che, pare ovvio, basta e avanza per capire di che tipo stiamo parlando. Paura zeru direbbe un uomo molto amato dalle parti della Pinetina.

Di nulla, nemmeno di indossare la maglia numero 10 che si è scelto. "Non mi peserà - dice -, è un numero che indossavo nel Racing. Quando sono arrivato qui ho chiesto se era disponibile e sono molto felice di indossarla".

Il fatto è che con quel numero non si può mica finire in panchina: "A oggi ti vedi titolare con Icardi o solo una sua alternativa? Con Mauro eravamo in contatto prima del mio arrivo, lo ringrazio per tutte le attenzioni, mi ha chiamato una settimana prima del mio arrivo. Voglio lavorare al massimo per guadagnarmi un posto da titolare e per dare il meglio in ogni momento, come facevo al Racing".

Facciamo un passo indietro. Nell'ordine: Milito, la 10 e una maglia da titolare. Mica male come inizio. Poi c'è l'altro inizio. L'accoglienza, l'impatto con il nostro mondo: "Che impatto hai avuto qui? C'era un calciatore a cui ti ispiravi da bambino? Tutto molto bene sin dall'arrivo, i compagni mi hanno accolto al meglio. Stiamo lavorando in un grande gruppo, con il nostro allenatore, con grande impegno. Da bambino mi ispiravo a Falcao, mi piacevano i suoi movimenti e il suo stile di gioco. Come sono stati i primi giorni di ritiro? Che impressione ti ha fatto Spalletti? Benissimo i primi giorni il gruppo a livello umano è formidabile ed è importantissimo. L'atmosfera rilassata ti aiuta a lavorare al meglio, con allegria. Il mister ha un'idea chiarissima, sappiamo tutti in che direzione dobbiamo andare per essere pronti a qualsiasi sfida".

Un altro passo indietro, per andare alle origini della trattativa: "Com'è nata l'idea di venire all'Inter? Non saprei, so che da quando l'Inter è arrivata a Buenos Aires ho adorato l'idea di questo progetto dall'inizio, anche l'allenatore è stato importante. Quello che ha influito maggiormente è che so di poter sfruttare le mie capacità per aiutare questa squadra".

Club come Atletico, Real Madrid e Borussia Dortmund ti hanno cercato: perché l'Inter?
"Ci sono stati contatti con il Racing, sono arrivati prima dell'Inter. Ma quando ho pensato all'Inter non ho avuto alcun dubbio, ho goduto della consulenza di Diego Milito e lui mi ha parlato di ciò che comporta essere all'Inter. Sin dall'inizio ho amato questa idea".

Un aneddoto della storia dell'Inter che ti attrae? Perché Lautaro sulla maglia e come nasce il soprannome di Toro?
"Ricordo che stavo andando in Brasile per una partita di Copa Libertadores, ho visto in tv che l'Inter perdeva 1-0 una partita importante in Champions. Dopo l'atterraggio ho visto che l'Inter aveva rimontato e vinto. Giocare la Champions è il sogno della mia vita. Quando l'Inter è venuta da me non ho avuto alcun dubbio. Ho scelto Lautaro perché è meno comune del mio cognome. Il mio soprannome me l'hanno dato appena sono arrivato a Buenos Aires e mi è rimasto".

Hai mai visto un derby di Milano? Cosa ti aspetti?
"So benissimo le emozioni che ti dà un derby, le due squadre rivali da sempre danno il massimo. L'ambiente che si respira dall'esterno è bellissimo, dentro il campo è ancora più forte. Ne ho visti molti derby, le emozioni saranno le stesse che provavo in Argentina".

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