FORMULA 1

Una vivace pennellata di giallo: al Nuerburgring Ricciardo ha "colorato" un podio solitamente nero-blu: con rarissime eccezioni

Il passaggio a vuoto di Valtteri Bottas ha aperto al Nuerburgring la caccia al podio: il bottino lo ha portato meritatamente a casa Daniel Ricciardo.

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Con l'evidente anomalia del GP d'Italia (primo Gasly, secondo Sainz, terzo Stroll), sono state fin qui rarissime le occasioni nelle quali quest'anno i piloti della Mercedes (con l'aggiunta di Max Verstappen)  hanno fatto spazio sul del podio (generalmente il gradino più basso) a qualcuno dei loro restanti diciassette colleghi: prima di Ricciardo al Nuerburgring, è successo con Norris in Austria, con Albon al Mugello e (due volte!)  con Charles Leclerc nel "primo episodio" delle due... miniserie di Spielberg e Silverstone.

Insomma, su trentatré possibili occasioni di calpestare i gradini del podio, solo otto volte l'opportunità è stata colta da piloti diversi dal trio Hamilton-Bottas-Verstappen che, in ordine sparso (ma mica poi tanto) hanno monopolizzato la cerimonia di premiazione, con l'olandese capace in tre occasioni di impedire la doppietta Mercedes e - nel GP del 70esimo anniversario - addirittura guardare i due piloti delle Frecce Nere dall'alto in basso.

Agli altri sono appunto finora rimaste le briciole ma è significativo che al Nuerburgring Daniel Ricciardo abbia "timbrato" con la sua prima apparizione sul podio in due anni e mezzo (primo due anni fa a Monaco su Red Bull davanti alla Ferrari di Vettel ed alla Mercedes di Hamilton), la "conquista" della quarta piazza della classifica generale: il massimo che si possa ottenere quest'anno se non ci si può concedere il lusso di mettersi al volante di una delle W11 di Stoccarda o almeno di una Red Bull RB16, generalmente quella contraddistinta dal numero 33 orange: nel senso della cromia ed in quello dell'appartenenza nazionale di chi la guida in gara ogni quindici giorni.

Meno "glamour" del gradino più alto del podio del 27 maggio 2018 a Montecarlo (che nel Principato manco esiste perché nel box blindato dei Ranieri nessuno può stare più in alto di... Sua Altezza Alberto II), il terzo posto nel GP dell'Eifel, difeso con i denti dall'assalto finale di Sergio Perez rappresenta il culmine (ma Daniel spera di no) di una progressione che ha visto l'australiano scalare la classifica generale a partire dal GP del Belgio di fine agosto: quarto a Spa-Francorchamps, sesto a Monza, quarto al Mugello, quinto in Russia. Ogni volta pareggiando o migliorando leggermente le già buone performances delle qualifiche al volante di una RS20 con la quale - nello steso arco di tempo - il, compagno di squadra Esteban Ocon non è riuscito ad essere altrettanto convincente, pur confermando a suon di piazzamenti in zona punta la crescita della monoposto francese. Che Ocon stesso continuerà a guidare anche la prossima stagione e che Ricciardo invece si appresta a consegnare (bella, veloce, potenzialmente vincente in Gran Premi... simil-Monza) a Fernando Alonso. Un carico di responsabilità in più per il rientrante spagnolo - generalmente ben provvisto di autostima - che però stavolta difficilmente potrà attribuirsi grandi meriti nelle prestazioni di una monoposto che nel 2021 sarà sostanzialmente la stessa di quest'anno (giusto la squadra sarà ribattezzata Alpine F1 Team), che i due attuali piloti hanno già portato ad un buon livello. E che magari Daniel potrebbe rimpiangere. L'australiano però cade in  piedi, passando al volante della McLaren che dal prossimo anno monterà la power unit Mercedes. Il suo "problema" sarà invece gestire la presenza nello stesso garage di Lando Norris: proprio il pilota con il quale Ricciardo (per inerzia di prestazioni e maggior continuità di risultati di entrambi rispetto a Perez, Albon e Leclerc) sembra destinato a giocarsi il quarto posto finale di questa stagione: una bella occasione (per entrambi) di mettere subito le cose in chiaro!

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