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FORMULA UNO

Polvere di stelle: La Ferrari si consola con sir Lewis

La nona vittoria di sir Lewis a Silverstone viene dal passato ma rilancia il tema - futuribile ma non troppo - dell'impatto del suo arrivo a Maranello  

di Stefano Gatti
09 Lug 2024 - 16:44
 © Getty Images

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Il rischio era quello che - sul lungo" - la Ferrari ereditasse un sette volte campione del modo con un grande futuro alle spalle. Pericolo scampato, se è vero (quanto è vero) che l'unico motivo di sorridere da parte del clan rosso al capolinea del GP d'Inghilterra è rappresentato proprio dal ritorno alla vittoria di sir Lewis sul gradino più alto del podio dopo un lungo digiuno. Il timbro sulla constatazione lo ha messo a fine gara proprio un Toto Wolff lo scorso fine settimana straordinariamente ammiccante e foriero di titoli a favore di media: "Consegniamo alla Ferrari un campione ritrovato, la rock star di sempre". Il rischio (eccolo che torna, altrimenti sarebbe tutto troppo facile) è quello che tutto il resto intorno diventi un sottoclou, una band che apre il concerto dell'artista principale. Stiamo estremizzando, è chiaro, ma il riferimento a Charles Leclerc e alle sue recenti titubanze è esplicito e voluto. Il monegasco è provvisto degli attributi che servono ma più spesso che no tende a nasconderli. Se soffre il confronto attuale con un compagno in uscita, fate un po' voi. Rimanendo nel campo della provocazione, il nodo non è proprio di quelli facili da sciogliere.  

© Getty Images

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Al di là della chiara impasse tecnica del momento (che mette a rischio il secondo posto Costruttori), a Maranello hanno un problema motivazionale da sbrogliare in fretta. Nei tempi strettissimi dell'immediato dopogara il campanello d'allarme lo ha in un certo senso suonato Frederic Vasseur a fine gara, un vero e proprio messaggio... a mezzo stampa: il Team Principal delle Rosse ha lasciato intuire a favore di microfoni un problema di comunicazione (come minimo) con il proprio pilota nelle fasi caldissime del GP al momento della prima parentesi piovosa della dodicesima tappa del Mondiale, dichiarando un sostanziale accordo con Charles sulla necessità di adottare una strategia aggressiva che solo pochi minuti prima agli stessi microfoni il pilota aveva smentito con forza.  Ci sta che la pessima riuscita della manovra (sui cui "dolorosi" dettagli non torniamo in questa sede) abbia accentuato la forbice tra i due punti di vista. Resta il fatto che - sul tema specifico - stride la differenza tra l'obbedienza di Leclerc al richiamo ai box e l'indipendenza di giudizio con la quale prima Max Verstappen e poi lo stesso Hamilton avevano respinto al mittente le chiamate dei rispettivi box, rimandando al momento giusto il passaggio alla mescola intermedia che loro - e solo loro - in condizioni così incerte e mutevoli - erano in grado di giudicare.

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Tutto questo - se vogliamo emblematicamente - nel contesto di un Gran Premio che due anni fa vide la prima delle tre attuali vittorie di Sainz (e la prima della carriera) nel suo quadriennio rosso. Scattato dalla pole position, Carlos alzò la voce via radio con il ponte di comando ferrarista, di fatto imponendosi e imponendo una strategia (prima lui, poi Leclerc al cambio gomme) decisamente più... autoriferita, per diretta conseguenza limitando le chances di vittoria del compagno di squadra, che chiuse poi quarto alle spalle di Sergio Perez (altri tempi davvero) e di - indovina un po' - Lewis Hamilton, peraltro autore in quella occasione di una grande prova dall'esito meno buono del previsto. Polvere di stelle e il passato che torna per farsi futuro.

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