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FORMULA UNO

Leclerc e Sainz alle primarie, Schumi Jr "smonta" Magnussen, lo strano caso di Alonso e Ocon

Le solite certezze e qualche sorpresa nelle sfide tra piloti della stessa squadra al giro di boa della stagione

di Stefano Gatti
11 Lug 2022 - 16:30
 © Getty Images

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È poco più di un gioco, il gioco delle coppie, ma quello dei derby all'interno delle dieci squadre che danno vita al Mondiale è un "must" dell'estate e del traguardo di metà campionato. Una sola certezza assoluta: la primogenitura (di più: la predestinazione) di Verrstappen in casa Red Bull o se volete la sudditanza di Perez nei confronti del campione in carica. Tante le sorprese, due le situazioni a rischio: quelle di casa Ferrari e Mercedes, in evidenza per via della posta in gioco... passata, presente ed in ottica futuro.

In principio era Verstappen, dopo... anche. Nel senso che da sei anni a questa parte una sola anima incarna lo spirito Red Bull a ruote ferme e da lì in avanti, fino al termine del Mondiale. Lo ha imparato a sue spese Sergio Perez che si accontenta e (ormai lo abbiamo capito) gode di una vittoria a stagione e diverse apparizione sul podio, ma raramente più in alto di Max, quando entrambi a fine gara fanno anticamera prima dell'apparizione sul palco. Logico che - disponendo di una Red Bull, la difesa di Checo sia più che onorevole: terzo nella classifica generale (e la seconda restituita a Leclerc sono in Austria), anche se a cinquantasette punti dal leader.

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La sfida-non-sfida più scontata di questa stagione - come lo è stata nel 2021 - lascia spazio a derby decisamente più interessanti. Il primo dei quali - in casa Ferrari, ha riflessi diretti sulla rincorsa dello stesso Verstappen al bis iridato. Probabilmente, anzi sperabilmente risolto dal mezzo rogo della F1-75 di Sainz a Spielberg, il dilemma rosso si è materializzato in un confronto fin qui equilibrato, tale da concedere appunto qualche vantaggio di troppo alla concorrenza diretta. 

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Sostanzialmente diverse le caratteristiche del confronto interno tra Lewis Hamilton e George Russell, curiosamente gli unici piloti della stessa squadra ad andare a braccetto nella classifica generale: il nuovo arrivato è quinto con 128 punti, il sette volte iridato sesto a quota 109. Una sfida tra due frecce un po' spuntate. Ad una scenario di ben altro genere (e dai contorni imprevedibili) avremmo assistito se la W13 - spauracchio dei test invernali e poi più nulla - fosse stata una monoposto in grado di ambire alla vittoria o addirittura al titolo.

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Seguendo l'ordine della classifica (in questo caso sia quella Piloti che quella Costruttori) è un gap esagerato quello che separa in casa McLaren Lando Norris - settimo a quota 64 punti - da Daniel Ricciardo, dodicesimo con diciassette soli punti al suo attivo (si fa per dire). Un divario che ha fatto anche nascere voci sul possibile cambio in corsa tra il pagatissimo australiano e qualche giovane di belle speranze e di... minori pretese economiche. Senza fare nomi: Alex Piastri, che era candidato a sostituire Ricciardo, positivo al Covid a pochi giorni dal via del Mondiale.

A proposito di Alpine (il campione in carica di Formula 2 è pilota di riserva del team francese): molto faticosamente, Fernando Alonso sta provando a modificare a suo favore le regole d'ingaggio con Esteban Ocon ma il francese - che non conosce il significato del termine "costanza di rendimento" finisce per essere sempre uno o due passi (e ventitré punti iridati) davanti a lui. Vero, il due volte iridato lascia tracce più evidenti nelle cronache dei GP, ma aneddoti come la ramanzina a Yuki Tsunoda ai trecento all'ora di Spielberg non assegnano punti iridati e di quelli fa più spesso collezione il suo compagno di colori.

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Tornando a Tsunoda (e del suo compagno di colori Pierre Gasly): la coppia Alpha Tauri offre un rendimento piuttosto equilibrato e non è una buona notizia per il francese di Milano che - nel finale dello scorso anno e nel primissimo scorcio di quello in corso, non si faceva pregare per manifestare la sua ambizione di riappropriarsi del sedile della Red Bull "diversamente veloce". Gasly 16 punti, Tsunoda 11 e un trend di rendimento all'insegna dell'altalena che non lascia presagire evoluzioni interessanti nel girone di ritorno del Mondiale.

Facciamo un passo indietro, anzi avanti... in classifica, per un ultimo passaggio nella top ten. I fasti dei tempi Mercedes (Hamilton permettendo) sono lontani, ma Valtteri Bottas occupa la nona piazza della classifica generale grazie ad un "prepotente" avvio di stagione che sta però rapidamente scemando: 46 punti contro i cinque soli racimolati da Guany Zhou parlano chiaro ma il primo pilota cinese nella storia della Formula Uno ci sta prendendo la mano e - per ora limitatamente alle qualifiche - sta provando a dire la sua negli equilibri interni Alfa Romeo (e Sauber). La Cina non è propriamente vicina ma a Bottas non promette nulla di buono.

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Se tra Alexander Albon e Nicholas Latifi la sfida non si gioca sui punti (tre a zero per l'inglese di origini thai) ma sulla qualità del talento e se preferiamo sorvolare sul "malinconico" confronto tra Sebastian Vettel e Lance Stroll (15 punti a 3 per il quattro volte iridato), il gioco delle coppie risale la china analizzando la dinamicità del confronto tra Kevin Magnussen e Mick Schumacher nel team Haas. Richiamato in servizio dopo l'appiedamento di Nikita Mazepin, il coriaceo danese ha letteralmente surclassato da Sakhir a Montreal il figlio di Schumi, messo pure in discussione dopo l'incidente di Montecarlo. Mick però ha fatto appello a tutto il suo metodo di lavoro per mettere giù la testa e - dimostrando migliore adattabilità al recente upgrade della VF-22 powered by Ferrari - ha anticipato il compagno di squadra sia a Silverstone (dove ha marcato i suoi primi punti iridati) sia in Austria. È questo, in prospettiva, il confronto più aperto in vista del GP di Francia e della seconda metà del campionato. Facendo le dovute proporzioni, ovviamente, e solo in scia al derby rosso tra Leclerc e Sainz e magari a quello tra Hamilton e Russell in casa Mercedes.

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