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La leggenda di Gilles Villeneuve: quando genialità e coraggio valgono più dei record

L'8 maggio del 1982 un terribile incidente costava la vita al pilota canadese della Ferrari, che nonostante non abbia mai vinto il Mondiale è tutt'oggi considerato una leggenda

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Le vittorie, nello sport, raccontano molto ma non tutto. È vero, molti grandi campioni sono legittimamente ricordati per record e trofei, altri per imprese isolate di grande prestigio. C’è una categoria di sportivi, però, che prescinde da queste valutazioni e resta nel cuore degli appassionati per altri motivi come il coraggio, il carisma, la genialità: tra questi c’è, e ci sarà sempre, Gilles Villeneuve. L’8 maggio ricorre il triste anniversario dell’incidente sulla pista belga di Zolder che costò la vita al pilota canadese della Ferrari, il cui ricordo non si è mai sopito a 38 anni di distanza dalla tragedia.

Gilles Villeneuve non era un pilota come gli altri e non ci teneva ad esserlo. Adorava la velocità e la competizione, in qualunque forma si presentasse. La Formula 1 si accorse di lui piuttosto tardi anche per gli standard dell’epoca (aveva 27 anni quando esordì con la McLaren nel Gp di Gran Bretagna del 1977, l’unico corso con un’auto diversa dalla Ferrari), ma il canadese seppe far ricredere tutti gli scettici con il suo stile di guida e il suo coraggio, regalando emozioni indimenticabili non necessariamente legate alle vittorie. La sua carriera è indissolubilmente legata al Cavallino. Nel finale di stagione del 1977 Enzo Ferrari lo scelse per sostituire Niki Lauda, vedendo in Villeneuve l’erede di Tazio Nuvolari.

Il Drake lo trattò come un figlio, difendendolo sempre a spada tratta dai numerosi attacchi della stampa italiana, soprattutto nei primi tempi. I critici, indispettiti dai numerosi ritiri, s’inventarono il soprannome di ‘Aviatore’ a causa degli incidenti per cui Villeneuve trascorreva, a detta loro, più tempo in aria che con le gomme ancorate all’asfalto. Alla fine, però, è proprio per questo motivo che le gare simbolo della carriera di Gilles Villeneuve non sono necessariamente delle vittorie, ‘solo’ 6 su 68 weekend di gara disputati. Prendiamo ad esempio la stagione 1979: nonostante le tre gare vinte e il secondo posto nel Mondiale dietro il compagno di squadra Jody Sheckter, Gilles Villeneuve è ricordato per un secondo posto in Francia e un ritiro in Olanda. Il perché è presto detto: a Digione, Gilles si rese protagonista di un epico duello per il secondo posto con René Arnoux, una battaglia fatta di sorpassi, controsorpassi e spallate come ormai non se ne vedono più, il tutto senza scorrettezze e con stretta di mano finale.

Quella gara fu vinta da Jean-Pierre Jabouille, che nei giri precedenti aveva preso il largo, ma il pubblico era tutto per Villeneuve, che aveva conquistato la piazza d’onore. A Zandvoort, invece, resterà nella storia quanto fatto al giro 51: dopo l’esplosione alla curva 1 della gomma posteriore sinistra che lo fece uscire dal tracciato, Gilles non solo rientrò in pista ma fece anche un intero giro praticamente su tre ruote prima di ritirarsi per l’impossibilità di riparare il danno. Come sempre l’opinione dei critici si divise in due: da una parte chi applaudì l’audacia di Villeneuve, dall’altra chi considerò pericoloso il suo tentativo. Un’altra gara indimenticabile fu il Gp del Canada 1981: al 54esimo giro l’ala anteriore si staccò ma non del tutto, oscurando la visuale a Villeneuve. Il paladino dei tifosi di casa, però, non si perse d’animo: si affidò alla sua visione periferica (sviluppata negli anni delle corse in motoslitta) e ai punti di riferimento laterali per proseguire, sfruttando le vibrazioni dei cordoli per staccare definitivamente l’alettone tre giri dopo, tutto questo sotto la pioggia: finì terzo. Certo, anche le vittorie hanno avuto il loro peso e meritano di essere ricordate: nel 1978 Gilles trionfò in Canada (sul circuito oggi intitolato a lui), nel 1979 in Sudafrica, a Long Beach e a Watkins Glen, nel 1981 a Montecarlo e in Spagna.

Nel 1982 Villeneuve era in piena maturità agonistica, aveva un’auto discretamente veloce e affidabile e un compagno di squadra, Didier Pironi, con cui aveva instaurato un ottimo rapporto. Almeno fino al controverso Gran Premio di San Marino a Imola e a quello ‘sgarro’ da parte del francese (dal destino altrettanto sfortunato) che lo superò all’ultimo giro nonostante Villeneuve fosse convinto dell’intenzione del team di congelare le posizioni e non creare rischi in vista di una doppietta. In Belgio, due settimane dopo, la tragedia. A pochi minuti dal termine delle qualificazioni, all’altezza della curva Terlamenbocht del circuito di Zolder, Villeneuve provò a passare all’esterno Jochen Mass, che nel frattempo procedeva lentamente avendo già effettuato il giro lanciato. Mass fraintese le intenzioni del ferrarista e andò anch’egli verso l’esterno: l’impatto fu brutale, non ci fu possibilità di sfuggire al triste destino. Entrare nel dettaglio di quell’incidente spezza il cuore ancora oggi, a 38 anni di distanza:

Gilles Villeneuve morì così, a soli 32 anni. A raccogliere l’eredità ci ha provato negli anni successivi suo figlio Jacques, che in Formula 1 ha corso per un decennio vincendo 11 gare e portando a casa, nel 1997, quel Mondiale che papà Gilles non poté mai vincere, ma del quale non ha mai avuto bisogno per essere considerato, senza dubbio alcuno, una leggenda. Perchè le vittorie, nello sport, raccontano molto ma non tutto.

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