FORMULA 1

Inimitabile Kimi: "I miei figli vogliono un cane, magari ora basta che io passi un po' più di tempo con loro!"  

Insolitamente loquace, il recordman di presenze in Formula Uno si racconta in un'intervista a tratti... esilarante a Sport Bild.

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Il suo "terzo" tempo è iniziato all'indomani del GP di Abu Dhabi che - solo un mese fa - ha scritto la parola "fine" ad una carriera per certi versi inimitabile: proprio come lui, Kimi Raikkonen. Nei giorni scorsi Sport Bild ha pubblicato un'intervista (a firma Michel Milewski) che sa tanto di "testamento esistenziale" dell'ultimo campione del mondo della Ferrari e nella quale Kimi - fedele all'understatement che gli ha guadagnato un popolo di irriducibili seguaci - si dilunga su tanti e... disparati argomenti, come forse non aveva mai fatto in precedenza! Ne riproponiamo un ampio stralcio ed i passaggi più esilaranti.

Sei il recordman di partecipazioni al Mondiale. Ti mancherà la Formula Uno?

KR: Solo il tempo può dirlo. Io so solo che l’unica cosa che mi piaceva fare era guidare. Può darsi che non metta più piede nel paddock per il resto della mia vita. La Formula Uno non è mai stata la mia vita. Ho sempre avuto cose più importanti da fare, quindi per me non cambia nulla. Non ho smesso perché non mi sentivo più all’altezza ma perché ho di meglio da fare che prendere un aereo o dormire in un hotel. Non ho fatto piani alternativi e non ci voglio ancora pensare. I miei figli vogliono un cane, ma non abbiamo ancora deciso. Magari a loro adesso può bastare che io passi un po' più di tempo a casa con loro. E non vedo l'ora di fare delle vacanze come si deve e non solo un paio di settimane e mezza di pausa, nella quale non potevo comunque permettermi di staccare e di tralasciare gli allenamenti ed il pensiero era sempre al ritorno alla solita follia.

Nella tua biografia hai scritto che fai spesso pipì in giardino. Lo farai anche ora che ti sei ritirato?

KR: Certo, per me è normale. Quando ero un bambino, nella casa dei miei genitori non c’era la toilette. Dove dovevo farla? Quindi continuerò, senza problemi: quando arriva, arriva.

Cosa porterai nella vita da tutti i giorni dalla Formula Uno, oltre alla… posizione di guida distesa?

KR: È vero, guido sdraiato anche sulle auto normali. È come per la pipì in giardino: per me è normale, mi ci sono abituato nel corso degli anni. Sulle strade di ogni giorno vado piano e rispetto i limiti di velocità, così non litigo con mia moglie Minttu. E comunque... mi hanno beccato solo un paio di volte... ma in Svizzera la tolleranza è di sei soli chilometri orari, davvero pochi. Per questo guido sempre molto concentrato, per accorgermi in tempo dei radar e frenare in tempo. Ma guido molto di rado e solo quando non posso farne a meno.

Hai fatto gli ultimi giri in Formula Uno con la... Sauber (Alfa Romeo, ndr), propri come i primi: è stato l’addio perfetto? O hai dei rimpianti sulla tua ultima stagione da pilota?

KR: Cosa significa “perfetto”? Sono semplicemente felice che sia finita. Il fatto che non abbia tagliato il traguardo del mio ultimo gran premio non significa niente.

Il titolo 2007 con la Ferrari è stato il momento più alto della tua carriera?

KR: Mah, non saprei… Una vittoria vale l’altra: venticinque punti, per la precisione. Qualcuna è stata più difficile, qualche altra meno. Certo, quelle del 2007 sono state un po’ più importanti.

 

Ritieni di essere una leggenda?

KR: Così dicono, ma a me non mi interessa. Io so chi sono: io sono Kimi.

Hai detto che una volta si arrivava in Formula Uno solo con le proprie forze. E sulla nuova generazione di piloti che è piena di… idioti (il termine originale era un po’ più ... forte) che corrono nel Mondiale solo grazie ai milioni messi sul tavolo da papà. Com’è cambiata la Formula Uno dai tempi del tuo esordio?

KR: Oggi le macchine sono più affidabili. Quando sono arrivato io, ogni gara era una scommessa. Non si sapeva mai cosa aspettarsi o quante probabilità ci fossero di raggiungere il traguardo. Ma non faceva differenza, se ad uno piaceva o meno il lavoro di messa a punto. Noi piloti non abbiamo voce in capitolo sui regolamenti e sui posti dove si corre. Siamo dipendenti delle squadre, proprio come i meccanici. Alla Formula Uno la nostra opinione non interessa. Alla fine si tratta sempre di girare in cerchio il più velocemente possibile al volante di un’auto. Ora si corre qualche gara in più all’anno ed anche in Paese diversi, ma alla fine è sempre la stessa roba: si tratta sempre di venti piloti dentro venti auto. Certo, negli ultimi venti anni sono cambiate tante cose. Soprattutto a causa dei social media. Ma è così dappertutto, mica solo in Formula Uno. Gli appassionati ormai vedono quasi tutto, pure troppo. Io però non cambio idea: i piloti sono solo dei dipendenti.

Sei l’ultimo Raikkonen della Formula Uno?

KR: Non ne ho idea. Mio figlio e mia figlia non devono per forza correre. Devono semplicemente fare ciò che a loro piace. Proprio come ho fatto io. 

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