Formula Uno e impegno sociale

 Il sei volte iridato fonda una commissione per aumentare la presenza delle persone di colore nel motorsport

A due settimane dal via del Mondiale di Formula Uno, Lewis Hamilton "lancia" una commissione che porta il suo nome

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Il via del Mondiale più complicato della storia ormai settantennale del Mondiale di Formula Uno è ormai dietro l'angolo ma la rincorsa al settimo titolo iridato (quello che lo porterebbe alla pari di Michael Schumacher) non impedisce a Lewis Hamilton di dare continuamente voce (ed ora sostanza) all'urgenza del proprio impegno nella lotta al razzismo. Che non è solo legato alle istanze del movimento "Black Lives Matter" e nasce invece dall'esperienza personale.

"Combatto la macchia del razzismo da un'intera carriera - da quando mi tiravano oggetti ai tempi del kart a quando alcuni tifosi mi prendevano in giro dipingendosi la faccia di nero in uno dei primi gran premi nel 2007, l'anno del mio debutto in Formula Uno". 

Questo uno dei passaggi più significativi dell'intervista con la quale Lewis Hamilton ha annunciato l'istituzione della "The Hamilton Commission", in collaborazione con la Royal Academy of Engineering, allo scopo di aumentare la presenza delle persone di colore nel motorsport. Che nasce, per il sei volte campione del mondo, da un'urgenza ben più generale, riattualizzata dalle proteste suscitata nell'ultimo mese dai fatti di Minneapolis (e non solo) ma legata, appunto - ad esperienze personali e di lunga data. 

"Sono abituato ad essere una delle pochissime persone di colore nella mia squadra e, prima ancora, sono abituato all'idea che nessuno è in grado di affiancarmi fino in fondo, quando condanno il razzismo. perchè nessuno comprende fino in fondo la mia esperienza. Nonostante il mio successo, infatti, le barriere istituzionali fanno ancora della F.1 uno sport altamente esclusivo. Non basta indicarmi come un esempio significativo di progresso sociale. La Formula Uno dà impiego a migliaia di persone: questa comunità deve necessariamente essere più rappresentativa della società".

Come spiega ancora il campione della Mercedes, la partnership tra la commissione che porta il suo nome e la Royal Academy of Engineering, sarà dedicata all'esplorazione delle modalità attraverso le quali il 'motorsport' può impiegare persone di colore con studi nel campo della scienza, della tecnologia, dell'ingegneria e della matematica. E, concretamente, impiegarli in Formula Uno e nell'ambiente delle corse. Significativa la conclusione di Lewis:

"Il tempo dei gesti plateali ma fini a se stessi appartiene al passato. Con il contributo della 'Hamilton Commission', guardandomi indietro tra vent'anni, vorrei vedere lo sport che ha dato una grandissima opportunità ad un ragazzino di Stevenage, timido e di umili origini, finalmente trasformato in uno sport inclusivo e completamente rappresentativo del mondo complesso e multiculturale nel quale viviamo".

 

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