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FORMULA UNO

Honda, conto alla rovescia per il ritiro: dal fallimento con McLaren ai primi successi con Red Bull e Alpha Tauri

Honda lascia la Formula Uno al termine della prossima stagione, l'annuncio in una conferenza stampa della Casa giapponese.

di Stefano Gatti
02 Ott 2020 - 11:46

Al termine del prossimo Mondiale di Formula Uno la Honda abbandonerà la Formula Uno senza essere riuscita, dal suo ritorno nel 2015 con McLaren, a rinverdire i fasti del suo passato nei Gran Premi. La decisione è stata motivata dal Costruttore giapponese con il piano di diventare carbon-free dal 2050. Dopo le difficoltà iniziali con McLaren erano arrivate le prime vittorie con Red Bull e - un mese fa a Monza - con Alpha Tauri.

Sei anni dopo il proprio rientro nel Mondiale, raccogliendo la sfida della Formula Uno ibrida, la Honda annuncia che il Mondiale del 2021, quello che dovrebbe essere di piena ripresa, segnerà invece la fine del proprio impegno nella massima serie. Una notizia che lascia Red Bull e Alpha Tauri senza una power unit per il 2022 e, più ad ampio raggio, una prima questione importante nell'agenda del nuovo presidente di Formula One  Group Stefano Domenicali.

Il presidente della Casa giapponese Takahiro Hichago ne ha dato l'annuncio in una conferenza stampa nel quartier generale di Tokyo. La decisione è stata spiegata con la necessità, da parte di Honda di concentrare le proprie risorse sulla ricerca e sullo sviluppo delle tecnologie carbon-free e quindi sul'elettrificazione ma anche sulla tecnologia fuel cell. I costi sempre crescenti per lottare con Mercedes nel Mondiale e la delusione per la mancanza di successo finale di un progetto partito appunto sei anni fa provocano quindi l'uscita di scena della Honda con un fallimento reso più grave dal confronto con i titoli conquistati come fornitore di motori (turbocompressi) di Williams prima e McLaren poi negli anni Ottanta e Novanta. Tornata nel Mondiale all'inizio del Millennio con BAR, Jordan e Super Aguri, la Honda era scesa in campo direttamente con il proprio team dal 2006 al 2008, ( piloti Jenson Button e Rubens Barrichello, cogliendo però un solo successo, nella stagione del debutto: con il britannico al GP d'Ungheria del 2006, appunto.

Ironia della sorte, al ritiro della Honda, il team venne rilevato (per la cifra simbolica di una sterlina) da Ross Brawn che, equipaggiando le monoposto di Jenson e Barrichello con i V8 Mercedes e sfruttando le pieghe del regolamento tecnico con l'adozione dei i famigerati diffusori posteriori, dominò il Mondiale con il pilota britannico e, a fine stagione, cedette il 75% della Brawn GP per 170 milioni di dollari alla Mercedes stessa, rimanendovi come direttore sportivo. Nasceva così, dalle ceneri di Honda e Brawn GP (Michael Schumacher e Nico Rosberg piloti dal 2010 al 2012) la squadra che - a partire dal 2014 - avrebbe dominato la scena, fino ad oggi.

Honda avrebbe poi accettato la sfida della tecnologia ibrida a partire dal 2015, ridando vita ad un binomio (quello con McLaren) che in passato aveva generato successi e titoli iridati in serie. Sogni di gloria che si sarebbero infranti contro mancanza di potenza e di  affidabilità che non sarebbero stati risolti nemmeno nelle due stagioni successive, con il puntuale accompagnamento delle critiche (spesso feroci) di Fernando Alonso.

I primi risultati della power unit giapponese sarebbero arrivati l'anno scorso grazie alla Red  Bull (ma la sorella minore Toro Rosso la montava già dal 2018), con la vittoria di Max Verstappen nel GP d'Austria. A portare all'attuale quota (cinque) le vittorie "ibride" giapponesi sarebbero state le affermazioni dell'olandese a Spa-Francorchamps e San Paolo (sempre l'anno scorso) e quelle messe a segno da Max nel Mondiale in corso al  GPd el 70esimo Anniversario di Silverstone e da Pierre Gasly con Alpha Tauri nel recente GP d'Italia a Monza.

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