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Ferrari: dal "brodino" di Suzuka la ricetta per un 2023 di riscatto?

In Giappone i due piloti della Scuderia hanno offerto prestazioni di segno opposto

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È giusto giusto un brodino - oltretutto appena tiepido - quello che la Ferrari ha consumato tra le curve inzuppate di pioggia di Suzuka. Oltre il danno, la beffa: Max Verstappen campione grazie allo svarione finale di Leclerc e la decisione federale di assegnare pieno punteggio ad un GP dimezzato. E il brodino? Eccolo che arriva! Un solo punto guadagnato sulla Mercedes nella caccia al secondo posto nel Mondiale Costruttori: quindici a quattordici, il terzo posto del monegasco quasi pareggiato dal quinto e dall'ottavo di Hamilton e Leclerc ma almeno sessantasette di margine a quattro episodi dal titoli di coda. Già, titoli... Perché lo zucchero, il sale o il veleno (fate voi) potrebbe aggiungerlo la FIA agli ingredienti del suddetto brodino.

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Intanto però restano appunto quattro Gran Premi, ai quali dare un senso che vada al di là della missione Costruttori. Pur subendone il sorpasso nella classifica generale piloti, Leclerc ha limitato i danni nei confronti di Sergio Perez che ha però adesso il dovere "morale" di battere nella corsa al secondo posto finale: non ci sono scusanti: non è premio - seppur di consolazione - da gettare al vento con un errore all'ultima curva dell'ultimo giro, dopo avere tenuto testa ad un avversario allacciato con le cinture ben strette ad un condizione tecnica ed ambientale vantaggiosa.

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A contenere il passivo giapponese è in qualche modo riuscito anche Carlos Sainz. Dopo avere ridotto ad un solo punto il ritardo da George Russell ad un solo punto (grazie al terzo posto di Singapore), lo spagnolo ha visto il diretto rivale allungare di sole quattro lunghezze: 207 punti a 202. Lo score del ferrarista (ora però nel mirino di Lewis Hamilton, salito a quota 180) indica però un ritardo di cinquanta punti tondi tondi nei confronti del proprio compagno di squadra. E pensare che un anno fa Sainz costruiva un finale di stagione tutta sostanza che - pur senza valicare i confini di un sostanziale equilibrio - lo avrebbe portato a precedere Charles nella classifica finale della sua stagione d'esordio con la Ferrari.

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Il Mondiale che si avvia al suo epilogo ha offerto invece indicazioni diverse o per meglio dire contraddittorie, per quanto riguarda lo spagnolo, che ha commesso meno errori rispetto allo scorso anno ma non ha sbloccato le proprie ambizioni dopo il successo nel GP d’Inghilterra.  Un Mondiale nel segno della discontinuità sì ma non nel senso di un salto di qualità. In quello della continuità di rendimento, invece. Forse il senso del finale di stagione delle Rosse (e dei loro piloti) sta proprio nella caccia senza quartiere (ora che il bersaglio comune è finito fuori portata)  ad una priorità 2023, a ruoli certi e ben definiti fin dal primo Gran Premio. Sappiamo che è un ragionamento fuori dalla filosofia di Maranello, ma è quello che ha portato Mercedes e Red Bull (e subito prima di loro la meteora Brawn GP) ad aggiudicarsi i titoli iridati dal 2009 in avanti.

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