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FORMULA UNO

Alonso, il richiamo irresistibile della Formula Uno

Il ritorno di Alonso nel Mondiale di F.1 è solo l'ultimo di una lunga serie. Da Lauda a Schumacher, il successo dell'operazione-nostalgia non è sempre assicurato

di Stefano Gatti
09 Lug 2020 - 12:51

Sainz Jr. dalla McLaren alla Ferrari... Daniel Ricciardo dalla Renault alla McLaren... Le grandi manovre del mercato piloti hanno aperto la strada al ritorno nel Mondiale di Fernando Alonso alla Renault al posto dell'australiano. Non c'è Indianapolis che tenga, nè Le Mans o Dakar ... L'operazione-rientro però non è priva di rischi, se ci si confronta direttamente con il proprio passato. Specialmente se si tratta di un passato a tinte iridate

Tra poco più di un mese (domenica 23 agosto) Alonso avrà l'ultima occasione, almeno per ora, di andare alla caccia del successo nella 500 Miglia di Indianapolis e così completare la sua Triple Crown, avendo già vinto la 24 Ore di Le Mans e naturalmente il Gran Premio di Monaco di F.1, assieme a due titoli iridati. Nel caso, un biglietto da visita che fino ad ora solo Graham Hill ha potuto esibire. All'ex ferrarista però servirà ben altro, per assicurarsi una seconda carriera di successo nel Mondiale che ha lasciato al termine del Mondiale 2018, quarta ed ultima stagione (ben poco brillante, come le tre precedenti) al volante della McLaren.

L'operazione-rientro ha precedenti illustri ma ne citiamo solo un paio (tra quelli andati oltre apparizioni episodiche) e piuttosto esemplificativi della casistica. Alonso può infatti ispirarsi a Niki Lauda che - nel 1982 - rientrò nel Mondiale dopo due stagioni di pausa. Proprio come si appresta a fare lo spagnolo e, proprio come lui, per andare alla caccia del terzo titolo, che l'austriaco conquistò nel 1984 con la McLaren-TAG Porsche, battendo per mezzo punto Alain Prost. All'epoca del suo rientro, Niki aveva 33 anni. Fernando l'anno prossimo ne farà quaranta. Ne aveva addirittura uno in più Michael Schumacher quando, nel 2010, il tedesco tornò ad infilarsi il suo casco arancione per provare - al volante della Mercedes - ad aggiungere un ottavo titolo ai sette conquistati tra il 1991 ed il 2006 (anzi tra il 1994 ed il 2004) con Benetton e Ferrari. Il tedesco però non riuscì ad andare oltre l'unico podio (terzo alle spalle di... Alonso e di Raikkonen) del GP d'Europa di Valencia del 2012, nella fase centrale di quella che sarebbe stata la sua ultima stagione in assoluto nel Mondiale. La Mercedes di allora non era certo quella di oggi (anzi degli ultimi sei anni) ma si stava preparando a spiccare il volo, in coincidenza con l'inizio dell'era della Formula Uno ibrida. Una svolta epocale, ben più concreta di quella che prenderà il via con il nuovo regolamento la cui introduzione è stata rinviata dal 2021 al 2022 ed al quale Alonso sembra affidare parte delle proprie speranze di poter fare la differenza ...

Inevitabilmente poi (ed è lo stesso Alonso il primo ad augurarselo), il confronto non sarà quello con le sue più recenti "esibizioni" nel Mondiale, ma quello con i suoi due titoli iridati del 2005  del 2006 al volante della Renault, appunto. Squadra che lo spagnolo aveva abbandonato per scontrarsi con il primo ma già scomodissimo Hamilton alla McLaren, con immediato rientro alla Renault per un biennio illuminato solo nel 2008 da due successi (Singapore e Giappone), il primo dei quali però macchiato dall'episodio dell'incidente del suo compagno di squadra Piquet Jr. Una fase controversa della carriera dell'asturiano che avrebbe poi vissuto un quinquennio ferrarista fatto di undici vittorie e tre secondi posti nel Mondiale Piloti. Insomma, una carriera "fatta e finita", in grado di placare la sete del novanta nove per cento dei piloti che riescono approdare nel Mondiale. Evidentemente però non quella di Alonso che si mette di nuovo alla prova e lo farà - nelle due prossime stagioni - al volante di una monoposto che difficilmente lo metterà nelle condizioni di puntare al tris iridato. 

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