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Mercato auto: bene le elettriche ma le ibride trainano la crescita

Le ibride dominano, le elettriche arrancano, i termici crollano. L’Europa continua a parlare di rivoluzione green, ma il mercato rivela un continente confuso, diviso e vulnerabile alla concorrenza cinese

di Tommaso Marcoli
28 Ott 2025 - 12:04
 © Getty Images

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L’Europa automobilistica entra nell’ultimo trimestre del 2025 con un segnale positivo, seppur timido. Nei primi nove mesi dell’anno, le immatricolazioni di nuove auto nell’Unione Europea crescono dello 0,9% rispetto allo stesso periodo del 2024. Si tratta del terzo mese consecutivo di espansione, sostenuto anche dal lancio di nuovi modelli e da un mese di settembre particolarmente vivace, con un aumento a doppia cifra. Tuttavia, sotto la superficie si muovono forze ben più complesse: la transizione energetica avanza, ma non con la velocità attesa, e gli equilibri tra motorizzazioni tradizionali e soluzioni alternative stanno mutando con intensità diversa da Paese a Paese.
La stabilità fragile dell’elettrico puro
Le auto elettriche hanno raggiunto una quota del 16,1% del mercato europeo da gennaio a settembre, in crescita rispetto al 13,1% dell’anno precedente. In termini assoluti, 1.300.188 unità sono state immatricolate nei primi nove mesi, con un andamento influenzato soprattutto da Germania, Belgio e Paesi Bassi, tutti in crescita. La Francia rappresenta invece l’unica eccezione tra i maggiori Paesi, mostrando una leggera contrazione nel cumulato, nonostante un settembre positivo. L’elettrico cresce, ma resta al di sotto del ritmo necessario per rispettare le scadenze e le ambizioni regolamentari fissate a Bruxelles.
L’irresistibile ascesa dell’ibrido
Se il presente sembra rallentare nell’adottare il full electric, gli automobilisti europei hanno già scelto un protagonista diverso. L’ibrido, nelle sue varianti mild e full, è ormai la motorizzazione preferita nel continente, con una quota del 34,7%. Parliamo di 2.793.079 unità immatricolate nei nove mesi, sostenute in particolare da Francia, Spagna, Germania e Italia. Questa supremazia deriva da una combinazione di fattori: prezzi più accessibili, infrastrutture per la ricarica non necessarie, autonomia psicologica, familiarità d’uso. L’ibrido diventa così il rifugio tecnologico per chi desidera consumare meno senza modificare abitudini consolidate.
Plug-in hybrid: dall’apparente declino alla rinascita
Il plug-in, spesso dato per spacciato, sta vivendo una stagione inattesa. Le immatricolazioni raggiungono quota 722.914 unità nei primi nove mesi, per una quota di mercato che sale al 9%, dal 6,9% dell’anno precedente. La spinta è impressionante in mercati come Spagna, Germania e Italia. Questa rinascita è significativa perché avviene mentre diverse analisi avevano previsto un declino della tecnologia. La spiegazione è duplice: incentivi ancora presenti, soprattutto aziendali, e nuove generazioni di batterie che consentono autonomie reali più convincenti. Per molti, il plug-in rappresenta la transizione nella transizione.
La caduta del termico e il suo impatto industriale
La parabola discendente delle motorizzazioni tradizionali è ormai una tendenza solida. Il benzina scende al 27,7% del mercato europeo, con una contrazione di oltre sei punti rispetto all’anno precedente, mentre il diesel si ferma al 9,3%, con un calo vicino al 25% nelle immatricolazioni. In Francia, il crollo del benzina supera il 30%, seguito da diminuzioni simili in Germania, Italia e Spagna. Le conseguenze industriali sono colossali: linee produttive riconvertite, catene di fornitura in tensione e un enorme patrimonio di competenze meccaniche che rischia di diventare obsoleto in pochi anni.
Europa frammentata: la geografia delle scelte
L’energia che muove il mercato europeo non è uniforme. Germania e Spagna mostrano un entusiasmo crescente per tutte le forme di elettrificazione, mentre in Francia permane una dinamica incerta legata anche al ridimensionamento degli incentivi. L’Italia cresce sul fronte ibrido e plug-in, ma resta complessivamente più cauta nell’adozione dell’elettrico puro. I Paesi Bassi confermano un atteggiamento maturo verso la mobilità elettrica, mentre i mercati nordici continuano a essere laboratorio e avanguardia.
I costruttori nell’arena del cambiamento
Dal punto di vista industriale, emergono fenomeni significativi. La frenata di Tesla, in calo nelle immatricolazioni europee da gennaio a settembre, dimostra che la leadership non è più scontata. Al contrario, marchi cinesi come BYD e SAIC Motor registrano aumenti a tre cifre, segnale che la porta spalancata dalle politiche comunitarie sta facendo entrare nuovi protagonisti. I gruppi europei storici, come Volkswagen e Stellantis, crescono nei volumi mensili, ma mostrano difficoltà nella tenuta annuale.
Il paradosso europeo: l’ibrido è salvezza, l’elettrico è obiettivo
Il quadro rivela un paradosso evidente. L’ibrido risolve i problemi del presente ma non garantisce il rispetto delle normative future. L’elettrico rappresenta l’obiettivo dichiarato delle istituzioni, ma il mercato non lo segue con convinzione. Le infrastrutture restano insufficienti, la comunicazione politica è spesso polarizzante e molti cittadini percepiscono l’elettrico come un salto nel vuoto. Questa distanza rischia di generare una distonia tra regolazione e domanda.

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