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Dalla EB110 alla Chiron, la storia (incredibile) della Bugatti

Dal sogno emiliano di Romano Artioli al dominio tecnologico di Ferdinand Piëch: così Bugatti è risorta due volte, passando dalla leggendaria EB110 alle hypercar di nuova generazione come Veyron e Chiron

di Redazione Drive Up
03 Nov 2025 - 10:20
 © Ufficio Stampa

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Alla fine degli anni ’80, l’imprenditore modenese Romano Artioli rileva il marchio Bugatti con un’ambizione enorme: riportare in vita una leggenda dell’automobile, ma farlo in Italia, nella Motor Valley. Nasce così la Fabbrica Blu di Campogalliano, inaugurata nel 1990: una cattedrale high-tech dedicata alle supercar, progettata per diventare il riferimento mondiale dell’innovazione automobilistica.
Dalla EB110 alla prima crisi
Due anni dopo debutta la Bugatti EB110, definita da molti la supercar più avanzata del suo tempo: V12 quadriturbo, trazione integrale, carrozzeria in carbonio, oltre 340 km/h. Un'auto che divenne subito una leggenda e che permise a Bugatti di riottenere e suscitare un certo interesse nel mondo dell'automotive. Ma la crisi globale, investimenti troppo onerosi e l’acquisto di Lotus da parte di Artioli portarono i conti al tracollo. Nel 1995 Bugatti Automobili chiude: la Fabbrica Blu resta deserta, simbolo malinconico di un grande sogno infranto.
L’era Volkswagen
Tre anni dopo, Ferdinand Piëch, visionario numero uno del gruppo Volkswagen, acquista il marchio Bugatti. La produzione trasloca a Molsheim, in Alsazia, dove tutto ebbe origine un secolo prima con Ettore Bugatti. Tramonta così il "sogno" del Made in Italy. Il nuovo corso ha un obiettivo preciso: dimostrare la supremazia tecnologica tedesca. Il risultato è la Veyron, prima auto stradale da 1.001 CV e oltre 400 km/h di velocità massima. Un'auto che supera una soglia tecnica e psicologica importante e s'impone come la prima, vera, hypercar della storia. La Bugatti si evolve poi con la Chiron, ancora più estrema, ancora più esclusiva.
Due visioni, un’unica leggenda
Campogalliano oggi è lasciata a se stessa, ha la forma di un relitto ed è meta, suo malgrado, di abusivi inconsapevoli del suo passato e noncuranti del valore storico e industriale che rappresenta. A Molsheim, invece, vive la Bugatti che domina i record e il lusso iper-esclusivo, sospinta dai capitali Volkswagen. Artioli, con il coraggio e la passione di chi sogna in grande. Piëch, con la forza di un colosso che non accetta limiti tecnici né economici. Ed è proprio dalla sintesi tra visione romantica e potenza industriale che Bugatti continua ancora oggi a essere qualcosa di unico nel mondo dell’automobile.

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