Tra preparazione estrema e un Sandrider alleggerito e affinato in ogni dettaglio, Dacia si prepara ad affrontare la Dakar con ambizioni sempre più alte
di Alfredo TorielloLa prossima edizione della Dakar è alle porte e Dacia è già pronta per essere protagonista di una delle competizioni outdoor più impegnative al mondo. L'Everest del motorsport, così la definiscono, e non ci potrebbe essere paragone più calzante per raccontare quello che non è una semplice gara ma una sfida fisica e mentale senza paragoni.
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Per il 2026 gli obiettivi dei Dacia Sandriders diventano sempre più ambiziosi. Con l’arrivo di Lucas Moraes insieme al copilota Dennis Zenz, salirà a quattro il numero degli equipaggi schierati nel Campionato Mondiale FIA di Rally-Raid, insieme a Nasser Al-Attiyah / Fabian Lurquin, Sébastien Loeb / Édouard Boulanger e Cristina Gutiérrez / Pablo Moreno.
Non si è mai pronti al 100%, tuttalpiù preparati al meglio per affrontare ogni imprevisto e ogni ostacolo. Un discorso che vale tanto per l'auto, la Dacia Sandrider quanto il team che deve affrontare le insidiose dune del Deserto. Ecco dunque che la Sandrider, per la prossima Dakar, è stata aggiornata con particolare attenzione sulla riduzione del peso, l'efficienza del raffreddamento, la visibilità, l'affidabilità e il comfort del pilota.
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GLI AGGIORNAMENTI
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Pannelli della carrozzeria più leggeri per una migliore agilità, un nuovo snorkel per migliorare l’aspirazione del motore e un design aggiornato del radiatore posteriore per mantenere il raffreddamento del 3.0 V6 biturbo a iniezione diretta, alimentato con carburante sintetico. Insieme a tutto questo sono stati potenziati i fari al LED, così da migliorare la visibilità notturna e rinforzati i bracci superiori per una maggior durata.
UNA PREPARAZIONE FISICA E MENTALE
Ma come detto la preparazione non riguarda il solo veicolo ma anche il pilota. Ce lo racconta Cristina Gutiérrez, classe 1991 che della sua passione per i motori ha fatto la sua carriera: «All'inizio facevo la dentista», scherza prima di raccontare come avviene la preparazione in vista della Dakar. Tanto sport, come la bicicletta, sessioni dedicate in palestra e non solo.
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Anche la meditazione aiuta per rimanere sempre concentrati e temprare la mente ad affrontare ogni difficoltà. La sfida è infatti al limite considerando che quest'anno ci saranno 5.000 km di speciali e due tappe Marathon. "C'è anche una legge non scritta quando affronti la Dakar: quando puoi mangiare, mangia, e quando puoi dormire, dormi".
NEL COCKPIT CON IL NAVIGATORE
Insomma, la vita all'interno del Sandrider non è facile tra temperature elevate e sollecitazioni, così come non semplice è la vita del navigatore. "Il pilota è sempre messo in luce quando vince, mentre, quella stessa luce, viene poi proiettata sul navigatore quando il pilota sbaglia per colpa sua. È la realtà e se bisogna esserne coscienti". Dice Edouard Boulanger, fresco del titolo di Campione del Mondo Navigatori, perché, come illustra, il ruolo del navigatore è molto più delicato di quanto si pensi.
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È tutto una questione di tempo e intuito, le indicazioni devono essere comunicate con il giusto tempismo perché ogni secondo conta. Un po' navigatore - nella gestione di waypoints, roadbook, tempi e posizione - un po' meccanico perché tra le sue innumerevoli funzioni il co-pilota gestisce utensili e ricambi.
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Alla fine, la Dakar è un terreno che mette alla prova ogni cosa, dalla macchina fin anche alla sinergia del team. Ogni tappa, così come ogni Dakar fa storia a sé e i Sandriders sono pronti a dare il massimo per portare a casa la vittoria.