L'INTERVISTA

Zaniolo guarda al passato: "Non faccio nomi, ma con la Roma poteva finire diversamente"  

Il calciatore della Nazionale a Repubblica: "Gli infortuni mi sono costati un Europeo e un pezzo di carriera"

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La Roma è rimasta nel cuore di Nicolò Zaniolo. Dopo aver mosso con la maglia giallorossa i primi passi in Europa e in Serie A, il calciatore dell'Aston Villa ha dovuto lasciare la Capitale durante lo scorso inverno venendo segnato da una "cicatrice" che ancora oggi fa fatica a rimarginarsi. Ora in Premier League, il giocatore toscano è tornato a parlare del suo addio in un'intervista a "La Repubblica" non risparmiando qualche stoccata al club guidato dalla famiglia Friedkin

"Nomi non ne faccio, le guerre mediatiche non mi piacciono, ma alla Roma le cose potevano finire in modo diverso: provo un grande amore per i tifosi, i miei compagni, la squadra, la città, e loro nei miei confronti. È una delusione che ho provato. Io ho delle responsabilità, ma anche altre persone - ha confessato Zaniolo -. Quando ci sono casini così vuol dire che tutti ci abbiamo messo del nostro, ma del passato non voglio parlare, ora sono in Premier e penso al futuro".

Una separazione che solo parzialmente fa parte del passato come gli infortuni che lo hanno tormentato nelle ultime stagioni impedendogli di performare al meglio e di dare il proprio apporto alla Nazionale nei momenti decisivi, in particolare durante le qualificazioni ai Mondiali 2022: "Mi sono costati l'Europeo vinto dall'Italia e un anno e mezzo di carriera, che vuol dire almeno 70-80 partite: hanno rallentato la mia crescita, ma mi hanno anche migliorato - ha confessato l'attaccante azzurro -. Ho iniziato ad amare di più il mio lavoro. Prima mi divertivo e basta, ora è una cosa seria. Sono più professionale. Una volta vedevo la palestra come una perdita di tempo. Ora è fondamentale: senza quella non riesco a performare e giocare bene. Mi piacerebbe vincere un grande torneo con la Nazionale: un Europeo, ma spero il Mondiale. E tanti trofei, di squadra e personali. Ma anche divertirmi. Ed essere felice".

Proprio la Nazionale rappresenta in questo momento il principale obiettivo di Zaniolo che è entrato a fare parte delle rotazioni di Luciano Spalletti offrendo un'ottima prestazione contro l'Ucraina e diventando così un pilastro per la formazione tricolore che si prepara ad affrontare Malta e Inghilterra. Un ritorno alle origini per certi versi per il giocatore di proprietà del Galatasaray che ha avuto a che fare con il tecnico di Certaldo già all'Inter. "All'Inter non ero pronto. In Nazionale mi è sembrato subito un allenatore diretto, preparatissimo, che sa cosa vuole che tu faccia in campo. Se vai bene te lo dice, se è male te lo dice in faccia. Preferisco che una persona mi dica 'Sei scarso', piuttosto che ti prometta mille cose e non mantenga nulla. Molti lo fanno, lo hanno fatto e lo faranno sempre, nel calcio. Non è facile trovare persone come Spalletti". 

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Zaniolo ha rivelato inoltre di trovarsi al meglio in Inghilterra dove le pressioni mediatiche sono sicuramente più leggere rispetto all'Italia, consentendo anche ai calciatori di vivere un'esperienza più serena. Un aspetto da non sottovalutare per la crescita di un potenziale campione: "In Italia c'è più pressione dei media e del pubblico rispetto all'Inghilterra, dove posso girare con gli amici e fare una passeggiata con la famiglia. Qui sto bene, mi sto abituando anche al clima - ha sottolineato il giovane massese -. Sono un personaggio pubblico, ho 24 anni, è normale che i ragazzi e le ragazze si avvicinino a te anche per quello che fai. Succede a tutti i calciatori: è un fastidio. Io posso divertirmi, andare a ballare, ma non sono come mi descrivono: non ho grilli per la testa, mi alleno tutti i giorni, gioco, poi una volta a settimana vado a ballare. Mi serve a staccare la testa. Fare il calciatore è stressante anche a livello di pressioni. Che male c’è se col lunedì libero la domenica sera vado in discoteca?".

A proposito di pressioni Zaniolo è infine intervenuto anche sulla possibilità di vestire all'epoca della Roma la famosa maglia numero 10 che è stata di Francesco Totti e che probabilmente rappresenta un simbolo per un'intera città: "Non lo avrei accettato mai: ti mette una pressione addosso che non serve. Le pressioni a Roma ci sono a prescindere, la piazza vuole tanto e chiede tanto: tutti sappiamo di chi era quella maglia e non ci ho mai nemmeno pensato di prenderla".

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