Le difficoltà di Milan e Monza, una sofferenza intima della sua assenza
di Francesca Benvenuti
Due anni senza Silvio Berlusconi: il Presidente più vincente del nostro calcio. 29 trofei in 31 anni sono leggenda: il "suo" Milan - strappato agli scandali e all'ombra del fallimento un giorno di febbraio del 1986, e portato sul tetto del mondo - è storia del calcio e continua fonte di ispirazione.
Per milioni di tifosi è stato, davvero, l'uomo dei sogni, realizzati attraverso una rivoluzione: coniugare la bellezza con la vittoria. Un ciclo iniziato con Sacchi - un azzardo stravinto - e poi sublimato da Capello e Ancelotti.
Sotto la presidenza Berlusconi, arrivano così 5 Champions League, altrettante Supercoppe europee, 2 coppe intercontinentali, 1 mondiale per club, 8 scudetti, 7 supercoppe italiane, 1 coppa Italia.
Il calcio come linfa: la potenza di quell'emozione porterà il Presidente a Monza e in appena 4 anni, insieme all'inseparabile Adriano Galliani, il club brianzolo dalla C arriverà in serie A.
Quanto i suoi amori calcistici soffrano - intimamente - la mancanza del Presidente, appare del tutto evidente: il Milan ripartirà da Massimiliano Allegri dopo 2 allenatori, 1 supercoppa e un invasivo grigiore da ottavo posto fuori dall'Europa; il Monza, dopo tre stagioni fra i big del campionato, è retrocesso.
Silvio Berlusconi avrebbe - ancora oggi - trasmesso il suo impulso ambizioso; in quest'assenza, suonerà allora dolce l'insegnamento che la figlia Barbara ama ricordare: "Si può cadere, ma bisogna sempre rialzarsi. E non si costruisce nulla di grande, senza passione e senza una visione".