L'EDITORIALE

La guerra fredda di Mourinho

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La guerra fredda di Mourinho - foto 1
© ipp

Sono ormai molte le squadre italiane di A in mano a proprietà americane (Roma, Milan, Genoa, Atalanta, Bologna, Fiorentina). L’evoluzione o l’involuzione del calcio italiano passa da Oltreoceano. I manager a stelle e strisce sono culturalmente lontani dalla logica del calcio soprattutto italico, caratterizzato da mille campanilismi. Solitamente i nuovi padroni americani del pallone non amano delegare. Una materia così complessa e contraddittoria come il pallone diventa difficile da gestire specialmente a certe latitudini (leggi Roma). Altra caratteristica tutta americana è la difficoltà a digerire personaggi ingombrati che possano metter in ombra chi ci mette... i dollari. Si pensi al caso di Maldini liquidato dal Milan di Gerry Cardinale senza tante cerimonie. 
 

In qualche modo lo stesso destino è toccato a José Mourinho, che a onor del vero non ha fatto mai nulla per ingraziarsi la proprietà Usa ma ci ha pure polemizzato a mezzo stampa. E così è arrivato il benservito. Gli americani hanno colto l’attimo fuggente con la tifoseria che cominciava a mugugnare per le sconfitte sanguinose con Lazio e Milan
Fa comunque impressione vedere le modalità dell’esonero sùbito da Mourinho: un freddo comunicato dopo un burrascoso faccia a faccia. Nessun rispetto per l’uomo e per la sua storia calcistica. Ma quando Mou diventava leggenda con l’Inter, in Italia e nel mondo, gli americani a Roma non avevano ancora messo piede. Nel 2011 arriva James Pallotta quasi dieci anni tocca ai Friedkin. Dirigenti totalmente digiuni della parabola mourinhana. Ma nella mentalità USA non c’è spazio per i sentimentalismi. I Fondi finanziari entrano nel calcio per guadagnare: c’è bisogno di vittorie, di nuovi tornei, di altre partite, Superleghe, viaggi in Arabia e quant’altro….

 
Mou in fondo appartiene a un'altra epoca, quella che vede il passaggio dai grandi presidenti tifosi (Jorge Pinto a Oporto, Massimo Moratti a Milano, Florentino Perez a Madrid) ai nuovi padroni del pallone. Ma un conto è avere a che fare con presidente tifoso, altro con investitori e businessman. Si pensi ad Abramovich, padre padrone per anni del Chelsea che, dopo aver esonerato Mou, gli regala un’auto da sogno. Era il 2008 e l’auto una rarissima Ferrari 612 Scaglietti dal valore di quasi 300mila euro. Per esprimersi al meglio José deve poter esercitare la sua empatia su dirigenti tifosi che può affascinare. Altrimenti sono dolori.

La cacciata dal Manchester americano di Glazer è stata solo il prologo di quella romana. Difficile arruolare tra i suoi fan dirigenti che “al rumore dei nemici” preferiscono quello dei dollari. Tra le frasi iconiche del portoghese c’è anche quella che recita: “Chi sa solo di calcio, non sa nulla di calcio”. Il problema è che gli american boys sanno poco anche di calcio. In fondo meglio i vecchi tempi degli oligarchi russi.
 

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