L'INTERVISTA

Tardelli: "Il mio urlo? No, il ricordo più bello è il bacio di Zoff a Bearzot"

L'autore del leggendario secondo gol alla Germania Ovest in finale al Bernabeu riavvolge il nastro dei ricordi a 40 anni dal Mondiale 1982

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L'immagine del suo urlo a pugni chiusi, correndo a perdifiato sul campo del Bernabeu, è un po' l'icona del trionfo del 1982. Marco Tardelli ha raccontato al nostro Simone Redaelli i momenti chiave di quel Mondiale passato alla storia. Dall'importanza di Bearzot alle notti insonni prima delle partite, dai gol di Paolo Rossi al riscatto di una squadra che ha saputo unirsi e rispondere alle critiche prima di salire sul tetto del mondo. 

Marco Tardelli, a quarant'anni da quell'impresa straordinaria qual è la cosa che le resta più impressa?
"Che tanta gente ancora ci ami così tanto".
L'immagine che più la rappresenta è l'urlo dopo il secondo gol in finale. E' quella la cosa che più le è restata dentro di quel Mondiale? 
"No, è il bacio che Zoff ha dato a Bearzot alla fine della partita vinta con il Brasile".
Dopo una prima fase complicata la svolta è arrivata contro Argentina e Brasile. Cosa è scattato nel vostro gruppo?
"Anche quelle prime partite sono servite per permetterci di arrivare dove siamo arrivati. Dopo abbiamo smesso di avere paura e abbiamo acquisito maggiore fiducia".
La sua rete con l'Argentina è stata il punto di svolta?
"Non solo, sono stati fondamentali i gol di Paolo Rossi e il lavoro di tutto il gruppo".
Quanta importanza ha avuto il commissario tecnico Bearzot?
"Tantissima. E' stato l'autista del pullman che ci ha condotto a quel trionfo".
Quella nazionale sapeva combinare le caratteristiche del calcio italiano alle qualità offensive dei giocatori. Qual era il segreto di quell'equilibrio?
"Era una squadra che sapeva fare benissimo tutte le fasi del gioco. Potevamo permettercelo perché avevamo giocatori fortissimi in ogni reparto".
Lei era uno di quelli che non dormivano alla vigilia delle partite, come Bearzot. E' vero che passavate quelle notti parlando tra di voi?
"Qualche volta è successo".
Come ha festeggiato dopo aver battuto la Germania Ovest ed essere salito sul tetto del mondo?
"Non abbiamo festeggiato. Abbiamo passato quella notte parlando tra di noi, in un corridoio dell'albergo con Rossi e Scirea".

 
 

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