ACCUSE E SPIEGAZIONI

Mogli, fidanzate,  mamme. Bistecche, tortellini, creme: il doping e le scuse più assurde

Il caso del portiere dell'Ajax Onana riporta alla memoria altre situazione analoghe. Alcune veramente assurde

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Mogli, fidanzate e persino mamme. E ancora: tortellini, bistecche, dentifrici, shampoo e creme. Casi fortuiti, sviste o vendette. Insomma, nel repertorio del "non mi sono dopato" ed è "tutto un macroscopico errore" c'è veramente ogni possibile (e più o meno plausibile) spiegazione. Difese fantasiose e ingegnose. Alcune volte invece semplicemente ridicole. Ci sono casi passati in giudicato, altri ancora archiviati. Atleti puniti, altri invece puliti. Resta l'insieme di cause addotte veramente variegato. L'ultima "scusa", quella che chiama in gioco il farmaco della moglie inconsapevolmente assunto dal portiere dell'Ajax Onana, ne riporta alla mente tante altre, ancora più... particolari. 

Inconsapevole fu anche la tennista azzurra Sara Errani quando risultò positiva al letrozolo per una pillola della madre finita accidentalmente nei tortellini che la stessa le stava preparando. Così come, per restare in puro ambito culinario, c'è anche la positività al clenbuterolo del ciclista Alberto Contador: lo spagnolo si giustificò infatti sostenendo di aver mangiato una bistecca contaminata. Scusa non accolta, con conseguente squalifica. Carne di cinghiale a base di nandrolone, invece, era stata la giustificazione alla positività che diedero, oltre 15 anni fa, i calciatori Christian Bucchi e Salvatore Monaco: tutta colpa di una grigliata insomma.

Anni, quelli, in cui il nandrolone aveva fatto tante "vittime" nel mondo del calcio: Fernando Couto si giustificò dicendo di aver usato uno shampoo sbagliato, Edgar Davids uno sciroppo omeopatico per la tosse, Manuele Blasi una pomata schiarente per capelli. Ma il caso più eclatante legato al nandrolone, però, fu quello dell'atleta tedesco Dieter Baumann: il suo dentifricio, secondo la sua versione, era stato adulterato in maniera volontaria. Nel capitolo "complotti" si può incasellare anche il caso dell'atlete statunitense Justin Gatlin che nel 2006, tre mesi dopo aver segnato il record del mondo nei 100 metri a Doha, risultò positivo al testosterone: si difese accusando il massaggiatore, con cui avrebbe avuto uno screzio, di aver utilizzato una crema contenente la sostanza vietata per vendetta. 

Non un complotto ma un caso di "scambio fortuito" fu quello che coinvolse nel 2009 il tennista Richard Gasquet che si ritirò improvvisamente dal torneo di Miami e due mesi dopo fu squalificato per due anni per cocaina. Si difese dicendo di aver baciato una ragazza che aveva assunto la sostanza e che gliela “avrebbe” così passata attraverso la saliva. Tesi che fu peraltro accolta. Anche il ciclista azzurro Gilberto Simoni uscì pulito dalla accusa di positività alla cocaina che lo obbligò al ritiro dal Giro del 2002. Dopo le prime due ipotesi, té alla coca e anestetico del dentista, dimostrò la sua innocenza spiegando che era tutta colpa delle caramelle che la zia suora gli portava dal Sudamerica. Sempre nel mondo del ciclismo, il lituano Raimondas Rumsas positivo all’EPO e trovato in possesso di un arsenale di medicinali vietati nella macchina affidata alla mogliesi difese affermando di aver acquistato i farmaci per curare la matrigna, molto malata, e di aver incaricato la moglie di consegnarglieli.

Tante scuse, dunque, ma in pole ne restano sempre due. Negli Usa fece scalpore la spiegazione dell'atleta Lashown Merritt che dopo essere risultato positivo a uno steroide anabolizzante nel 2009 si difese dicendo di aver fatto utilizzo di un prodotto per aumentare le dimensioni del pene: “La squalifica non potrà mai superare l’imbarazzo e l’umiliazione che provo" dichiarò. "Sono diventato oggetto di barzellette tra i miei compagni”. Da noi, in Italia, resta invece inarrivabile, per i personaggi coinvolti, il clamore per la positività ai metaboliti del cortisone di Marco Borriello nel 2006. La spiegazione arrivò direttamente dalla sua fidanzata di allora, Belen Rodriguez: colpa infatti di una sua pomata vaginale utilizzata e di un rapporto sessuale che avrebbe alterato i valori sanguigni del calciatore.

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