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Milan, una (cattiva) costante e la svolta che non arriva

La difesa rossonera prende due gol a partita nonostante il buon impatto di Pavlovic, Fonseca non sembra avere ancora in pugno la situazione

di Stefano Fiore
01 Set 2024 - 09:20
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© Getty Images
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Due gol subiti contro il Torino, due gol subiti contro il Parma e due subiti ieri contro la Lazio: il conto è presto fatto, sono sei volte che Maignan è costretto a raccogliere il pallone in fondo al sacco, ovviamente due di media, nelle prime tre partite di campionato non succedeva dal 1983/84. Nel viaggio all'interno dell'inizio stagione a dir poco difficile del nuovo Milan targato Fonseca non si può non partire dal dato della retroguardia, che subisce troppi gol e, in modo inquietante, con modalità fin troppo simili: il giocatore avversario che si inserisce tra le linee sul lato destro della difesa rossonera e trova un compagno libero in mezzo all'area che poi insacca. Qualcosa che dalle parti di Milanello conoscono bene perché era una delle critiche che si muovevano a Pioli, uno dei motivi per il quale i tanti gol segnati (un'altra costante invariata) alla fine portano meno punti del dovuto.

Sarebbe sin troppo facile citare il "caso" Theo Hernandez-Leao (di cui parliamo a parte) per domandarci se Fonseca ha in pugno la situazione, e invece proviamo ad andare oltre. A cercare di capire come mai una squadra che nel primo tempo - al netto di qualche sbavatura, tipo l'immediato salvataggio di Pavlovic, che poco dopo porterà in vantaggio i rossoneri, sulla linea - tutto sommato ha il suo ordine, corre, lotta e tiene la barra dritta, sia poi capace di sbandare tanto da prendere due gol in tre minuti in avvio di ripresa.

La scelta di lasciare inizialmente fuori Theo e Leao spiega solo in parte qualcosa che va decifrato anche a livello di equilibri tattici e mentalità in un inizio di stagione che, per numeri di classifica, fa tornare al 2011/12. Siamo a inizio stagione, va detto, ma intanto Fonseca ha schierato la terza formazione diversa in tre partite e non si tratta di soli ritocchi dovuti a stanchezza o necessità di adatttarsi all'avversario: dall'alternare Jovic e Okafor al posto di Morata, al non decidere se schierare Calabria o Emerson Royal, sino all'iniziale utilizzo di Saelemakers poi venduto (uguale situazione per Bennacer, che però al momento è ancora a Milanello), e capire chi, in prospettiva, dovrà affiancare a Fofana tra Reijneder e Musah.

Le buone notizie? Pavlovic, che nell'uno contro uno sembra insuperabile e ha pure sbloccato il match all'Olimpico (anche se i due gol laziali sono arrivati da chi doveva marcare, ci sentiamo però di "perdonare" il serbo perché la transizione difensiva dei compagni non l'ha mai aiutato), e Abraham, subito pimpante e voglioso di entrare in un modo di giocare che sembra a lui congeniale.

Dopo la pausa ci sarà il Venezia, e poi due partite da cuori forti: il Liverpool per il debutto Champions e il derby contro l'Inter. Per allora Fonseca dovrà cercare di avere le idee più chiare, sperando che la squadra lo segua, perché al momento l'inizio di questa avventura assomiglia, per certi versi, a quella di Garcia al Napoli la scorsa stagione. E non era finita tanto bene...

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