Milan, la crisi adesso è conclamata

Anche Inzaghi si arrende e ammette gli errori più evidenti: basterà Destro a risolvere i problemi?

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Sul tramonto di una lunga agonia che ha lasciato il suo Milan in piedi, Pippo Inzaghi, non esattamente entusiasta del pareggio strappato contro il Torino, ha espresso tre concetti crudi e inattaccabili: 1) Non parliamo più del terzo posto; 2) Ci vuole più personalità; 3) Incredibile aver preso un altro gol da calcio d'angolo. Il che non risolve una crisi evidentemente in atto, ma inquadra, se non altro una parte dei problemi che la squadra ha nuovamente evidenziato.

I numeri che condannano il Milan sono chiari e impietosi: nelle ultime 11 partite, i rossoneri hanno vinto due sole volte (contro Udinese e Napoli) e perso contro Genoa, Palermo e Sassuolo, in casa, peraltro, contro queste due ultime squadre. A Torino, fatti salvi i primi tre minuti di gioco, la squadra di Inzaghi non è esistita e ha faticato moltissimo già ben prima di rimanere in dieci per l'espulsione di De Sciglio. In questo senso fanno sensazione altri due dati statistici: il primo, 34,7% di possesso palla; il secondo, mai più di due passaggi di fila giusti tra il 15' e il 30', in un momento di grande pressione granata e con le squadre ancora in parità numerica. Il che riporta al punto due di Inzaghi: manca personalità. Non solo perché non si riesce a imporre il proprio gioco, come vorrebbe peraltro il presidente Berlusconi, ma anche perché la palla tra i piedi scotta e quasi tutti i giocatori se ne liberano - male - il prima possibile.

Personalità e qualità. Meglio: personalità, qualità e corsa. Al di là delle scelte tecniche - questa volta discutibili - di Inzaghi, che ha preferito Niang a Cerci e Bonaventura a El Shaarawy (l'ex Atalanta avrebbe dato una gran mano a centrocampo, magari al posto di un trotterellante Muntari), il Milan ha progressivamente perso la buona abitudine di inizio campionato di inserirsi negli spazi. Quasi nessuno si propone senza palla, va in profondità o incontro al pallone, dà al compagno una possibilità di passaggio. Questo scarsissimo dinamismo rende la manovra rossonera prevedibile e permette agli avversari di alzare il baricentro, anticipare e ripartire già nella metà campo del Milan. Come non bastasse c'è il problema di più vecchia data: i gol subiti da palle inattive - 8 da calcio d'angolo - sono un'infinità. 

D'altra parte è diventato complicato anche segnare: 17 gol nelle ultime 14 gare, uno a partita praticamente. Se sarà Destro a risolvere questo problema lo vedremo. Intanto ci sono almeno un paio di questioni che, anche in sede di mercato, andrebbero chiarite perché, come chiede il popolo rossonero a gran voce, in difesa e in mezzo al campo servono giocatori di qualità e personalità. E se mancano le risorse forse è il caso di cominciare a ipotizzare cessioni importanti.

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