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Le Sdottorate: Sartori & Thiago Motta: i fuoriclasse del Bologna

Analisi, numeri e curiosità dell'ultima giornata di campionato

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Le Sdottorate: Sartori & Thiago Motta: i fuoriclasse del Bologna - foto 1
© Getty Images

La capolista se ne va”, cantava domenica sera la Curva Nord interista nel settore ospiti dell’Olimpico. Il 2-0 rifilato alla Lazio, preceduto dal pareggio della Juve a Marassi, lancia l’Inter a +4 sui bianconeri. Quota 41 è la stessa toccata lo scorso campionato alla 16esima giornata dal Napoli (che ora ne ha 14 in meno...). Questa Inter ha 8 punti in più rispetto al torneo passato e 5 in più rispetto alla squadra che con Conte vinse lo scudetto 2021. Numeri e dati che fanno ben sperare il popolo nerazzurro in ottica Seconda Stella.

RIVELAZIONE – La ritrovata grandeur del Bologna quarto in classifica (ultimo scudetto nel 1964, ultima Coppa Italia nel 1974, ultima partecipazione alle Coppe europee nell’estate 2002) porta su tutti i nomi di Giovanni Sartori e di Thiago Motta.

Dell’italo-brasiliano sappiamo tutto: centrocampista di qualità, magari un po’ lento ma dall’eccellente visione di gioco, eroe del Triplete interista e azzurro dal 2011 al 2016 con all’attivo due Europei e un Mondiale. E poi allenatore: dopo gli esordi con le giovanili del Psg e lo sfortunato apprendistato nel Genoa, non ha più sbagliato un colpo: salvezza con uno Spezia ereditato da Italiano ma smembrato dalle cessioni dei pezzi migliori; nono posto nella scorsa stagione con il Bologna preso in corsa al posto di Sinisa Mihajlovic. E adesso un campionato da sogno con bel gioco e ottimi risultati che potrebbero regalargli presto la panchina di una big.

Sartori, classe 1957, è stato in gioventù un discreto calciatore: attaccante, si cuce con il Milan lo scudetto della stella 1978-79 con 7 presenze ma senza reti all’attivo. Poi tanta Serie B con Sampdoria (due anni, i primi della presidenza Mantovani), Cavese e Arezzo. Qualche gol (19 in tutto tra i cadetti) prima di scendere in quella C che aveva assaggiato in prestito quando a inizio carriera il suo cartellino era del Milan. A 27 anni scivola addirittura in Interregionale, ma il trasferimento al semisconosciuto Chievo dell'estate 1984 sarà la sua fortuna. Cinque stagioni, con la doppia ascesa in C1. Poi un paio d’anni in panchina come “secondo” di Gianni Bui. E, dal 1993-94, eccolo alla scrivania nel ruolo di Direttore Sportivo. E’ lui il grande artefice del miracolo Chievo: dalla C ai preliminari di Champions League, giocatori lanciati o rilanciati (tre conquisteranno a Berlino il Mondiale 2006: Barone, Barzagli e Perrotta). Ventuno stagioni alla guida dirigenziale del Chievo e poi nell’estate 2014 il passaggio all’Atalanta. Con lui alla scrivania e Gasperini in panchina la Dea ottiene tre terzi posti consecutivi, gioca due finali di Coppa Italia e soprattutto partecipa a tre edizioni della Champions League sfiorando addirittura la semifinale nel 2020. Questo è il suo secondo anno al Bologna. Tanti come al solito i colpi di mercato, giocatori sconosciuti al grande pubblico e dal costo contenuto ma dal rendimento altissimo: Aebischer, Ferguson, Moro, Posch e Zirkzee lo scorso anno, Beukema, Calafiori, Kristiansen e Ndoye nell’ultima estate. Senza contare le cessioni dei top player dello scorso campionato, Arnautovic e Dominguez. Insomma, Bologna al quarto posto. Ma non per caso

RICORDO – Applausi, lacrime e commozione. E’ stato un weekend toccante quello coinciso con il primo anniversario della scomparsa di Sinisa Mihajlovic. Per uno scherzo del destino la domenica ha messo di fronte Bologna-Roma (la sua ultima e la sua prima esperienza italiana) e Lazio-Inter (le squadre italiane con cui ha vinto: 2 scudetti, 4 coppe Italia, una Coppa delle Coppe e una Supercoppa Europea). E sabato Manuel De Luca, l’attaccante della Sampdoria tornato a segnare dopo quasi due anni e due gravi infortuni, ha dedicato il gol all’allenatore che aveva avuto il coraggio di farlo esordire a 19 anni (in maglia granata) in un derby di coppa Italia Juventus-Torino.

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