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L'ANALISI

La corsa a ostacoli per far ripartire il calcio

Dai maxi-ritiri al rischio di una nuova positività, ecco cosa ostacola la ripresa del campionato

di Gianluca Mazzini
28 Apr 2020 - 15:51

Il pianeta calcio, ancora paralizzato dall’emergenza virus, aspetta di conoscere il suo destino. Prossimo e futuro. Tra speranze e preoccupazioni, piani A e piani B, si aspetta il 18 maggio per capire che decisioni partorirà il Governo sugli sport di squadra. Ma per vedere i nostri eroi del pallone tornare in campo, oltre ai problemi sanitari e a quelli cronologici sui tempi del campionato, c’è quello organizzativo. Ufficialmente Figc, società, calciatori, Lega Calcio (almeno fino a ieri) sono tutti favorevole alla ripartenza. Ma gli ostacoli non mancano. Vediamoli

RITIRI. Il ritiro prolungato di oltre due mesi (dal 18 maggio a fine luglio) sarà accettato da tutti i tesserati? E quali deroghe si potranno avere?

STADI. Come verranno sanificati gli spogliatoi e da chi? Con quali criteri? Servirebbe individuare un'unica società con un protocollo uguale per tutti gli stadi delle squadre di Serie A.

PARTITE. Incontri di campionato disputati ogni tre giorni tra giugno e luglio non hanno precedenti. In Italia si tratta dei mesi più difficili dal punto di vista climatico per calura e umidità.

CALCIATORI. I giocatori sono fermi dai primi di marzo. Mai in passato avevano avuto delle sospensioni dalle loro attività così prolungate. In estate le ferie non superano le quattro settimane. Come si ripresenteranno agli allenamenti dopo due mesi e mezzo di inattività?

ALIMENTAZIONE. Anche dal punto di vista alimentare la situazione deve essere monitorata. Come hanno mangiato in questo periodo i calciatori? Per alcune settimane alcune società avevano provveduto ad inviare a casa i pasti ai propri tesserati ma il prolungamento del lockdown ha fatto tramontare l’iniziativa.

COSTI. Molte delle attività indicate costituiscono costi extra budget per i club. Se una volta ripreso il campionato si andasse ad un nuovo stop gli investimenti sostenuti (sanificazioni, spese mediche, trasferte, ritiri) sarebbero perduti.

NUOVO STOP. Non si può escludere che alla ripresa del campionato faccia seguito una successiva sospensione. In questo caso potrebbe essere a rischio anche il calendario della prossima stagione.

Insomma si tratta di un vero e proprio rebus. Ma non far partire il campionato (terza azienda del Paese per volume di affari) sarebbe un altro enorme problema. Una decisione del genere, oltre a mettere a rischio migliaia di posti di lavoro, pregiudicherebbe i bilanci del sistema calcio, perché andrebbero perduti i soldi dei diritti tv. Denari necessari per sostenere tutto lo sport nazionale. Spetta alla politica la decisione finale. Una politica che appare sempre più restia ad assumersi le proprie responsabilità.

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