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Tevez, messaggio alla Juve

"La maglia numero 10 sarà sempre di Del Piero, Pogba diventerà un campione"

31 Gen 2015 - 10:33

Quando si parla di Carlos Tevez si pensa al suo ruolo decisivo nella Juve, ma anche al fatto che nel 2016 lascerà i bianconeri. E lui stesso lo ha ribadito, facendo una precisazione. "Il discorso per me è chiuso. Quando ho firmato per tre anni con la Juve, ho detto fin dall'inizio, che sarebbe stato il mio ultimo contratto prima di tornare al Boca. Ma nessuno ha commentato nulla. Prima, però, voglio vincere tutto qui", ha detto a Tuttosport.

Qui dove è diventato una bandiera non solo per aver indossato la maglia numero 10. ”La casacca numero 10 della Juve, per la sua storia, sarà sempre di Del Piero. Io, però, difenderò questa maglia fino alla morte, perché quando la indosso non penso ad alcun numero. Penso, piuttosto, allo stemma della Juventus, che in Italia è grande. Mi dà piacere indossarla e pensare che la responsabilità più grande è difendere lo scudo della Juve, non semplicemente la maglia”, ha aggiunto. Magari anche in Champions League... “Io ci credo, è il sogno di tutti. Pensiamo di poter fare il meglio possibile, di poter proseguire il cammino e dare così tanta allegria alla nostra gente”. La stagione è iniziata con uno shock: l'addio di Conte. “Il fatto che il tecnico sia andato via all'inizio della stagione mi ha sorpreso. E credo che, in partenza, anche la società, la gente, i tifosi e i giocatori abbiano fatto una certa fatica a comprenderlo. C’era un po’ di incertezza che coinvolgeva tutti. Io ho sempre pensato solo ad allenarmi con i compagni e grazie a loro ho capito che la squadra, soprattutto il rapporto fra i giocatori non sarebbe cambiato. Con Allegri, semmai, è mutato il modo di giocare, non lo spirito e il feeling che mi lega ai compagni: questo mi dà tanta tranquillità. Certo, eravamo preoccupati per l’addio di Conte, c’era insicurezza, poi ci siamo calmati. Man mano me ne sono fatto una ragione, ma non dal secondo giorno. Se dicessi così, starei mentendo”. Meglio Conte o Allegri? “Non mi piace fare distinzioni. Di sicuro, sono tecnici diversi l’uno dall'altro. Conte lavora molto a livello psicologico, ma anche Allegri allena le motivazioni. Conte faceva giocare le due punte sempre vicine e non voleva che io arretrassi tanto. Con Allegri ho una maggiore libertà d’azione: vuol dire che quando la squadra deve difendersi ci si difende, mentre in attacco ho più libertà di muovermi e svariare dove voglio. Adesso c’è sicuramente più libertà d’azione. Con Conte si giocava in modo preciso: per esempio, con due punte sempre vicine. A lui non piaceva che la punta arretrasse per giocare dietro l’altra. Allegri mi dà la libertà di giocare in tutta comodità: ora faccio quello che sento di voler fare”.

In questo periodo si parla soprattutto di Pogba: "Paul si sveglia ogni mattina, ti abbraccia, ti dà un bacio, è sempre uguale. Se vale 100 milioni? Ok, però di recente ha detto in un’intervista di valere zero: va benissimo così, per i tifosi, per la gente. Ha detto le parole corrette e noi lo ascoltiamo. Paul ha la testa giusta: diventerà un campione, su questo siamo tranquilli”. Potrebbe tornare Osvaldo: felice? “Sì, ho letto che la Juve ha voglia di prenderlo e che c’è interesse nei suoi confronti: è una prospettiva che mi fa felice, perché Osvaldo è un mio grande amico, gli voglio bene e mi piacerebbe che tornasse da noi. La nostra è un’amicizia nata l’anno scorso, prima non lo conoscevo. Penso che lui sia un ragazzo buono, che ha il sangue più caldo degli altri. Ecco perché fa ciò che sente in un determinato momento, poi magari se ne pente, anche se in ritardo. Magari deve imparare a controllarsi un po’. Qui non accade nulla perché in questa squadra non si può scherzare. Alla Juve è la squadra che comanda il tutto, non Conte o qualcun altro. In questa squadra c’è rispetto di tutti per tutti. Ecco perché Osvaldo non potrebbe combinare casini”.

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