L'ex direttore sportivo della Juventus può tornare a operare con il Tottenham dopo due anni e mezzo di squalifica per il caso plusvalenze fittizie
di RedazioneL'incubo è finito. Fabio Paratici ha scontato la squalifica di due anni e mezzo legata all'inchiesta Prisma e ora può tornare a fare ciò che ama: costruire squadre vincenti. "Un'arte. Come uno chef che deve mettere tutti gli ingredienti insieme per fare uscire un grande piatto", spiega il ds del Tottenham. L'ex direttore della Juventus era stato fermato in seguito alle indagini sulle plusvalenze fittizie dei bianconeri. "Avevo vergogna di difendermi. Ho sempre sentito di non aver fatto nulla. Vicenda molto mediatica e lunga, alla fine mi sono sentito una persona migliore", il primo commento a caldo del piacentino, che poi si toglie anche qualche sassolino dalle scarpe: "Sono rimasto sorpreso che si commentasse tanto sulla vicenda senza sapere: a livello lavorative mi ha precluso molte possibilità. Ora però al Tottenham mi fanno sentire a casa: qui non mi hanno mai giudicato ma supportato e aiutato".
Tra le possibilità lavorative precluse dal polverone mediatico intorno a Paratici, c'è sicuramente il Milan. A giugno i rossoneri, prima di andare con forza su Igli Tare, avevano pensato proprio all'ex Juve e Samp per il ruolo di ds: "Milan? In estate siamo stati molto vicini, ma non sto qui a chiedermi perché poi non abbiamo chiuso".
Poi Paratici, nell'intervista rilasciata ai microfoni di Sky Sport, parla della sua carriera: "Vittorie? Tutto quello che si vince si dimentica in fretta. Sono le sconfitte a rimanermi nella testa: la Coppa Italia con la Samp, quelle di Champions con la Juve o anche la Supercoppa europea con il Tottenham. Quando perdo provo un dolore fisico: per questo non voglio mai che si ripetano". Traguardi resi possibili dal lavoro certosino del dirigente piacentino nella scelta dei giocatori e nella costruzione delle squadre: "Ricerca dei calciatori? Costruire una squadra è molto difficile, trovare un giocatore bravo è più facile. Quando devi costruire una squadre in modo che tutti i tasselli vadano al posto giusto è molto più complesso, è un'arte".