Piccoli lavori in vista per l'impianto bianconero che si sta rinnovando pensando non solo al calcio
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Un piccolo cambiamento, che a prima vista potrebbe sembrare quasi invisibile, ma che in realtà apre nuove prospettive per il futuro della Juventus. L’Allianz Stadium si sta rinnovando, in modo mirato e in una zona ben precisa. Volendo essere un po’ provocatori, sembra anche un segnale mandato alle altre squadre, che da anni discutono (senza grandi risultati) delle condizioni dei loro stadi, spesso ben lontani dagli standard torinesi. Ma ognuno si occupa del proprio giardino, e quello della Juve continua a essere ben curato. Ora si punta a un livello ancora più alto, modificando proprio quell’elemento unico in Italia che aveva fatto tanto parlare – tra critiche e sogni – i tifosi più appassionati.
Addio alle classiche panchine in tribuna: i nuovi lavori porteranno giocatori e staff tecnico a bordocampo, come succede ormai in quasi tutti gli altri stadi della Serie A. Un modo per gestire meglio gli spazi con chi accompagna la squadra, ma anche per avvicinarsi fisicamente al cuore pulsante dello stadio: la curva, i cori, l’energia, le emozioni. Si libereranno così diversi posti in tribuna – non un’enormità, ma comunque preziosi – per chi vuole vivere la partita da una posizione privilegiata. Questi posti faranno parte del progetto T100: un’esperienza top, a soli 7,5 metri dal campo, dove la partita si vive davvero in prima fila.
Questa mossa serve anche per riorganizzare le aree vip, con tutti i benefici economici del caso, ma guarda anche più lontano: l’Allianz Stadium vuole diventare un punto di riferimento non solo per il calcio. A giugno 2026, ad esempio, ci sarà il primo concerto della sua storia con Eros Ramazzotti. E il rugby è già di casa: dopo una prima visita, a novembre tornerà per Italia-Sudafrica, dentro un progetto triennale concordato con la federazione, che punta dritto al 2026.
Insomma, la Juve sta cambiando pelle e guarda avanti. Per farlo, serve anche un bel restyling: presentarsi bene, aprirsi a nuovi eventi, accogliere un pubblico più ampio e diversificato. Intanto si lavora anche sul campo vero e proprio, con un intervento sul prato in corso d’opera. Come ha detto recentemente Francesco Gianello, direttore delle strutture juventine, “i vecchi stadi sono rimasti uguali per decenni, ma quelli moderni devono evolversi perché anche il pubblico è cambiato”. La direzione è chiara. E stavolta, il cambio di panchina non è una metafora. Si fa sul serio. E anche in fretta.