L'ANALISI

Juve ancora alla ricerca di un'identità. Ma non c'è più molto tempo

Pirlo, con l'alibi delle troppe assenze, non è ancora riuscito a dare un'mpronta precisa e riconoscibile ai suoi

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Avere a disposizione uno degli attaccanti più prolifici della storia del calcio, oltre che capocannoniere della Serie A a quota 19, è un'arma da coltivare e sfruttare al meglio ma non può essere l'unica risorsa offensiva, al netto delle tante assenze che ti costringono a riempire la panchina di ragazzini. Dybala e Morata non si sostituiscono tanto facilmente (e nemmeno Bonucci, Chiellini ed Arthur) ma sarebbe quantomeno ovvio aspettarsi, a fine febbraio, di vedere una logica e delle costanti di gioco in una squadra come la Juve

Pirlo, dopo il suo arrivo, ha provato a scuotere l'ambiente con un progetto ambizioso e particolarmente offensivo, fatto di occupazione totale dei corridoi orizzontali del campo, cinque o sei giocatori a scambiarsi i ruoli in attacco, costruzione bassa, uno o due organizzatori in appoggio alla cospicua batteria di assaltatori, pressing alto e riaggressione appena persa la palla. Un'idea che necessitava del tempo necessario per essere assimilata durante la settimana. Gli impegni ravvicinati, però, hanno limitato l'addestramento tattico e così, visti anche i risultati altalenanti, la Juve si è rifugiata nell'ovvio: baricentro più basso, difesa posizionale e sfruttamento degli strappi offensivi di gente come Ronaldo e Chiesa.

Molto ha contribuito l'assenza di Arthur, giocatore chiave nel dare il via alla fase di costruzione. Senza di lui la speranza è quella di recuperare il pallone in zone alte di campo, a ridosso dell'area avversaria, e proprio questo era il progetto iniziale di Verona, con una squadra schierata con due trequartisti (Kulusevski e Ramsey) alle spalle di Ronaldo. Il progetto tattico era quello di aggredire i tre difensori avversari in una sorta di replica dell'usuale piano strategico del Verona di Juric. Esaurita la furia iniziale, e il pressing conseguente, i bianconeri hanno finito per consegnare troppo campo agli avversari, difendendosi con una sorta di 5-4-1 con Chiesa e Bernardeschi ad aiutare sulle fasce i tre del reparto arretrato e Kulusevski e Ramsey allineati a Bentancur e Rabiot

Trovato il vantaggio (non a caso con un'iniziativa Chiesa-Ronaldo, i due più adatti allo sfruttamento degli spazi in campo aperto), la Juventus avrebbe potuto gestire la partita lasciando l'iniziativa al Verona e pungendo in contropiede. Invece ha preso il gol a difesa schierata, con Barak libero di colpire senza trovare troppa opposizione, a dimostrazione del fatto che, comunque, questa squadra non ha le caratteristiche per difendere bassa (soprattutto quando non ci sono Bonucci e Chiellini). Gli alibi non mancano, ma ci sono squadre capaci di avere un'identità precisa anche quando mancano titolari importanti e di livello inferiore a quello bianconero (Atalanta, Spezia, Sassuolo e Verona, per esempio). Uno dei motivi che devono spingere alla riflessione tutto lo staff tecnico bianconero. Anche perché il tempo stringe. 

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