In questa data due ricorrenze importanti per i campioni d'Italia: nel 2017 Dybala stese il Barcellona, l'anno dopo CR7 vanificò l'impresa di Madrid
Entusiasmo e malinconia, gioia e dolore, il calcio come collante di questi stati d'animo lontani. L'essere umano vive spesso emozioni contrapposte: specialmente nello sport, dove la linea rossa tra vittoria e sconfitta è più sottile che altrove. Lo sanno bene i tifosi della Juventus, che in Italia gioiscono da otto anni ma in Europa hanno vissuto serate da sogno e da incubo.
Una particolare data è cerchiata in rosso nel calendario: 11 aprile. Caso vuole, infatti, che a questo giorno siano riconducibili le partite forse più significative dell'ultimo quinquennio bianconero. Si parte dallo Stadium di Torino, anno 2017. La Juventus ha praticamente archiviato il discorso scudetto, si è appena conquistata la finale di Coppa Italia e può concentrarsi sui quarti di Champions League per inseguire un “triplete” storico.
Di fronte c'è il Barcellona di Messi, Suarez, Neymar e Iniesta, che aveva rimontato il Paris Saint-Germain con un clamoroso 6-1 al Camp Nou dopo il 4-0 subìto in Francia. Deve essere la notte del 10 argentino, e così è: solo che Messi fa scena muta e i riflettori se li prende Dybala. Che indossa ancora il 21, ma il 10 lo ha nel sangue. Pronti via, dopo sette minuti la Joya prende palla in area, si gira in un fazzoletto e con un sinistro a giro battezza l'angolo alla destra di ter Stegen. Il tempo di un miracolo a mano aperta di Buffon su Iniesta e al 22' Dybala concede il bis su assist di Mandzukic. Il Barcellona si butta in avanti e fa tremare Allegri, la Juventus ha spazi in contropiede e Higuain fallisce la facile occasione del tris. Ma siccome il calcio è fatto anche di contrasti, è ironico sottolineare come a Dybala faccia seguito Chiellini: il giorno e la notte, la grazia e lo sgraziato, nel senso più buono possibile. Il 3-0 arriva da un colpo di testa proprio del difensore, che suggella con il gol 90 minuti perfetti e un duello stravinto con Suarez (i due sono al primo incrocio dopo il morso dei Mondiali). Al ritorno, i bianconeri mantengono lo 0-0 e si avvicinano a Cardiff, dove saranno battuti dal Real Madrid.
L'occasione per la rivincita arriva l'11 aprile 2018, a un anno esatto dalla notte magica dello Stadium. La strada è in salita che più non si può: il Real aveva passeggiato a Torino per 3-0, Dybala quella volta non ha illuminato ma si è spento con un'espulsione. Una rovesciata come simbolo di supremazia, e Cristiano Ronaldo si era preso gli applausi di uno Stadium abbagliato dalla luce della sua navicella. Al Bernabeu, però, la Juventus gioca la gara della vita: Douglas Costa è immarcabile, Mandzukic quando conta c'è sempre. Il croato intravede una fessura nella corazza del gigante Real. E la rende una voragine. Due colpi di testa sul secondo palo e già all'intervallo la Juventus colma due terzi del divario. Per il resto ci pensa Matuidi, che sfrutta un regalo di Navas: a 30 minuti dalla fine, i bianconeri (per l'occasione in giallo) sono clamorosamente sul 3-3 nel doppio confronto. Se c'è una colpa che si può dare ai ragazzi di Allegri è quella di abbassarsi troppo dopo il 3-0: ma dopo un'ora così, un calo ci può stare. Una squadra come il Real, vincitrice di quattro Champions in cinque anni, sente l'odore del sangue come nessuno e al 92' porta la gara dalla sua parte. L'arbitro Oliver fischia un rigore per fallo di Benatia su Lucas Vazquez. Buffon è una furia: sul campo viene espulso, ai microfoni sarà incontenibile a ritmo di frasi che diventeranno cult. Il destro di Ronaldo, poetico all'andata, stavolta mostra il volto crudele e realizza il gol che elimina nel modo più incredibile la Juventus, quando i supplementari sembravano a un passo. Ma basta anche meno per superare quella sottile linea rossa. Quella sera se ne accorsero tutti gli juventini.