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Juventus, Danilo: "Sarri mi lascia libero, più di Guardiola. L'Italia è bella, anche se rischio di ingrassare"

Il terzino della Juve in ritiro con la Nazionale parla di tutto e punta il Mondiale: "Voglio il posto di Dani Alves"

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L'inizio di stagione non è stato dei migliori, un infortunio lo ha bloccato quando stava decollando. Ora Danilo sta bene, si sta conquistando spazio nella Juventus e nel ritiro della Nazionale brasiliana si è confessato con il collega Bruno Cassucci di Globoesporte, raccontando il suo approccio con l'Italia, le differenze con la Premier League, la grandissima voglia di essere titolare nel Brasile al Mondiale 2022. 

Getty Images

Danilo, come sono stati questi primi mesi in Italia? 

"Tutto molto diverso dal passato. Vengo dall'Inghilterra, là è tutto più freddo, sia il clima sia le persone. In tutti i sensi. In Torino la gente è più calda, i tifosi sono sempre molto vicini a noi, mi chiedono sempre foto e autografi per strada. Tutto diverso, In Inghilterra ero più tranquillo, ma a me piace così, mi fa sentire più motivato, Sento l'affetto intorno a me. Mi sto adattando, imparo a conoscere i luoghi, anche se non ho ancora avuto tempo di uscire molto". 

Almeno hai provato la cucina italiana? 

"Quella è veramente buona. Mi piaceva Manchester, ma avevo appena quattro o cinque ristoranti di fiducia dove andare, in Italia c'è una grandissima varietà culinaria, bisogna stare attenti a non aumentre di peso...". 

DA GUARDIOLA A SARRI

Quando un giocatore si trasferisce in Italia, la prima richiesta è quella di imparare bene la fase difensiva. E' stato lo stesso per te? 

"Non tanto. Il mio allenatore, pur essendo italiano, ha un'idea moderna del calcio. Gli piace difendere con la linea molto alta, ci chiede di tenere il possesso praticamente per tutta la partita, non è un allenatore di quelli che danno troppa importanza alla fase difensiva, come si dice parlando della cultura calcistica italiana. Mi trovo a mio agio, non è stato così traumatico il passaggio". 

Quanto è diverso il calcio che si gioca in Italia da quello della Premier League? 

"Sì, molto diverso. Nessuno calcio batte quello inglese per intensità. In Italia il gioco è più di posizione, non così fisico e veloce, bisogna essere più intelligenti nel prendere le decisioni durante le situazioni di gioco. Soprattutto quando giuochi nella Juve, perché le squadre avversarie ci affrontano aspettando solo un nostro errore". 

Hai lavorato con alcuni dei più grandi allenatori del mondo: cosa hai imparato da ognuno? 

"Difficile fare paragoni, però direi che Zidane mi ha insegnato molto in termini di personalità. Ai giocatori chiede di esprimersi secondo le loro caratteristiche, con libertà. Guardiola, Tite e Sarri sono simili tra loro per la cura dei dettagli. Sono molto tattici, studiano gli avversari, ma spiegano anche cosa deve fare ognuno rispetto alle caratteristiche dell'altra squadra. Nel Manchester City tutto era meccanico, ogni passo e ogni centimetro di movimento veniva allenato, provato e riprovato. Anche a Sarri piace insistere molto sui particolari, ma dà più libertà di movimento e di decisione ai giocatori, Guardiola è esigentissimo sul posizionamento in campo e sui movimenti, però poi il suo stile di gioco dà i suoi frutti. Sarri ha tentato e sta tentando di seguire lo stesso modello, ma non è facile trasmettere completamente un'idea a un gruppo che per anni ha giocato diversamente. Guardiola ha impiegato due anni per esprimere il suo calcio, noi della Juve in poco tempo siamo già a buon punto". 

"VOGLIO IL MONDIALE" 

Torni in Nazionale, probabilmente sarai titolare e non succedeva da marzo. Buon segno? 

"Per me è sempre un onore giocare con la Seleçao. E' il sogno di tutti noi giocatori.Sono rimasto fuori dalla Coppa America ed è stata una grandissima delusione. Purtroppo nel Manchester City giocavo poco, nell'ultima parte della stagione non sono nemmeno arrivato a tre partite intere". 

Il tuo obiettivo è il Mondiale del 2022? 

"Certo. Ho sempre detto che bisogna porsi degli obiettivi a breve distanza. Se guardi troppo in là, perdi di vista l'immediato futuro. Ho diverse amichevoli per mostrare il mio valore e nel frattempo spero di continuare a giocare nel mio club. Se va così, penso di poterci arrivare, al Mondiale. Più in là non guardo". 

Il tuo principale concorrente potrebbe essere Dani Alves che ha 36 anni: è ora di prendergli il posto? 

"Sono da tanto tempo nel giro della Nazionale e sempre in competizione con Dani. Prima era lo stesso con Maicon. Però adesso è il mio momento, lo sento. E' ora di dare continuità alla mia presenza in Nazionale, diventare titolare di quel ruolo, Anche se in realtà l'importante è stare bene fisicamente, se la salute mi assiste io sento di poter essere titolare". 

LE GINOCCHIA E L'AMICO ALEX SANDRO 

Nella tua carriera hanno influito molto gli infortuni. Stai facendo qualcosa per prevenire gli stessi guai in futuro? 

"La nostra carriera è molto corta, bisogna fare il possibile per non perdere occasioni. Ho un fisioterapista personale e lavoro tutti i giorni con lui. Passo tantissime ore nelle strutture del club. Mi preparo tre ore per un allenamento di un'ora. Poi, a casa, faccio un ulteriore lavoro con lo stesso fisioterapista. Devo fare così, altrimenti non posso essere al cento per cento. I miei infortuni sono sempre stati legati alle distorsioni o problemi simili, solo recentemente ho avuto il mio primo infortunio muscolare". 

Nella tua carriera hai giocato spessissimo con Alex Sandro,nel Santos, nel Porto e nella Juve oltre che in Nazionale. Qual è il vostro rapporto? 

"Ci siamo conosciuti nelle giovanili,avevamo 18 anni. E poi è sempre stato divertente andare avanti insieme. Abitavamo nello stesso palazzo, dormivamo nella stessa stanza in ritiro, abbiamo giocato insieme in varie Nazionali, poi nel Porto e ora ci siamo ritrovati nella Juventus. Alex e sua moglie sono padrino e madrina del mio secondo figlio, senz'altro stiamo parlando del mio migliore amico nel mondo del calcio". 

 

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