Paolo Franchini sull’eroe della notte del 6 maggio: “È un leader e sta chiudendo il cerchio col padre”
L’anno scorso il gol che ha stappato il derby della stella, quest’anno quello che ha tenuto viva l’Inter e l’ha mandata alla finale di Champions, ma lui di mestiere fa il difensore. Stiamo parlando di Francesco Acerbi, eroe nerazzurro della notte del 6 maggio che a 37 anni sta vivendo una seconda giovinezza e probabilmente il momento migliore della sua carriera. Prestazioni sempre ad alto livello (da Haaland a Lukaku è lunga la lista dei grandi attaccanti ‘cancellati’) che gli sono valse la conferma da parte della società e la possibilità di prendersi a Monaco la rivincita per la notte di Istanbul.
A spiegare la rinascita dell’ex centrale della Lazio ci ha pensato Paolo Franchini, psicologo e psicanalista che lo segue fin dai tempi del Sassuolo: “Lui aveva qualcosa di irrisolto, ecco perché fallì al Milan – ha raccontato in una breve intervista a La Gazzetta dello Sport – E riguardava la figura del padre, il primo tifoso che dopo ogni gara sottolineava i suoi errori: un mix di affetto e di ribellione. Capito questo, siamo passati a lavorare sulla consapevolezza”.
Ed è stato a quel punto che è arrivata la svolta: “Alla Lazio ha trovato Inzaghi, che lo ha capito subito. Dopo la rottura con i tifosi Francesco doveva andare in una grande e io gli consigliai l’Inter. Suo padre era interista e quello sarebbe stato il modo di riconciliarsi definitivamente con lui”.
Franchini spiega anche i dettagli del loro rapporto: “Ci sentiamo in videochiamata prima delle gare importanti. A Istanbul mi volle lì, il giorno della finale alle 18 eravamo lì a parlare di Haaland. Poi per il Bayern e una settimana fa a Barcellona. Francesco è un leader nato”.
Andare a Monaco? “Vediamo, sono scaramantico…”