L'ANALISI

Inter, una vittoria per tranquillizzare anche Conte

Il tecnico vive male ogni battuta a vuoto ma le parole dopo il Torino confermano che il progetto va avanti

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Per provare ad entrare nella testa di Antonio Conte basta osservare movenze ed atteggiamenti durante le partite contro Sassuolo (inginocchiato a terra, quasi disperato) e Bologna (mani nei capelli, quasi rassegnato) e poi confrontarli con quelli più rilassati - ma mai privi di carica agonistica e consigli verso la squadra - visti contro il Torino: sembrano quasi due persone diverse. Il tecnico salentino non ha mai nascosto la sua ossessione per la vittoria e, quando non arriva, perde anche un pizzico di lucidità comunicativa, quella che invece aveva ben chiara ieri quando, dopo giorni di semi-processi all'Inter, si è lasciato andare ad un rassicurante: "Sono qui per un progetto triennale, poi magari Zhang mi prolungherà il contratto".

Conte fa bene sia a guardare il bicchiere mezzo pieno ("Abbiamo 14 punti o più da chi a inizio stagione lottava per il nostro stesso obiettivo e siamo nelle prime quattro da inizio campionato") che quello vuoto ("Nella mia carriera ho spesso vinto al primo anno, qui ho capito che servirà più tempo"), probabilmente rasserenato anche dal confronto avuto con la dirigenza interista dopo il pari di Verona. 

Lo stesso Marotta, che Conte stesso ha spiegato essere uno dei motivi per cui ha scelto la Milano nerazzurra, conosce ogni sfumatura dell'allenatore e ha colto nel segno con un concetto preciso: "Lui è un tecnico ambizioso ed è normale che dopo qualche risultato negativo si lasci andare a qualche esternazione, fa parte della sua personalità".

E infatti l'ex ct azzurro ci tiene a non lanciare certezze granitiche ("Non sto qui a dispetto dei santi, se la società è contenta di me non vedo perché non andare avanti") ma allo stesso tempo ribadisce messaggi di stima al gruppo e propensione al futuro: "Il finale di campionato può anche essere usato come palestra per valutare cosa ci servirà il prossimo anno".

Conte sperava (pensava?) di riuscire a vincere al primo colpo anche all'Inter - senza dimenticare l'occasione Europa League - e certe battute a vuoto o delusioni come Sassuolo, Bologna e Verona gli ricordano che invece c'è ancora tanto da lavorare ma uno come lui poi incanala il risultato negativo nel lavoro quotidiano per arrivare davanti a tutti. Questo sì lo fa sorridere.

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