Il fuoriclasse armeno a 'La Stampa': "A fine carriera mi iscriverò a un corso di allenatore, ma non so se vorrò farlo"
Henrikh Mkhitaryan è stato uno dei grandi protagonisti della splendida cavalcata Scudetto dell'Inter e, nel corso di un'intervista rilasciata a La Stampa, ha ripercorso la stagione e fissato nuovi obiettivi. "Il nostro segreto? Siamo stati tutti insieme: noi e i tifosi. La spinta del pubblico è stata pazzesca - ha confessato il centrocampista armeno - Vorrei giocare un’altra finale di Champions League e vincerla. Col Manchester City non meritavamo di perdere. Certe partite nella vita capitano una o due volte. Abbiamo parlato tantissimo per capire in cosa potevamo fare meglio. Ci ha reso più forti".
Mkhitaryan ha parlato anche del rapporto con Simone Inzaghi. "Ci stimola tantissimo. Prima di ogni allenamento ci racconta delle partite viste il giorno prima: ha sempre qualche episodio da analizzare. Vive per il calcio: conosce tutti i calciatori dei campionati europei. Ti dice nomi che non hai mai sentito. Abbiamo scherzato su uno striscione esposto durante la festa per le strade di Milano: “Mkhitaryan più dieci”. È un grande piacere giocare sempre. A questa età non è facile".
Sull'alchimia con i compagni di reparto Calhanoglu e Barella. "Siamo ovunque, sempre sulle montagne russe: avanti, indietro, gol, assist, difesa. Uno rimedia ai difetti dell’altro".
Uno dei suoi segreti è il gioco degli scacchi. "Insegna a pensare in anticipo, come bisogna fare in campo. Mi applico seriamente da quando ho 20anni e sono migliorato come calciatore".
I suoi idoli. "Mio padre Hamlet. Giocava in Francia in una squadra di calciatori di origine armena. Mi ha dato la spinta a voler arrivare in alto. Poi Zidane, Roberto Baggio e Djorkaeff".
Su cosa farà a fine carriera. "Mi terrò impegnato, impazzirei in casa 24 ore. Voglio imparare a cucinare, viaggiare e tenermi in forma. Non voglio diventare un ciccione. E mi iscriverò a un corso di allenatore, ma non so se vorrò fare l’allenatore".