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Inter, Marotta: "Non cederemo altri big, volevamo Vlahovic"

L'ad nerazzurro: "Siamo stati spiazzati dalla scelta di Conte. A breve il rinnovo di Lautaro e Barella"

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Dal Festival dello Sport di Trento Beppe Marotta rassicura i tifosi dell'Inter e parla di passato, presente e futuro del club svelando anche alcuni dettagli sulle ultime mosse di mercato. "Escludiamo assolutamente qualsiasi altra cessione di un big - ha spiegato l'ad nerazzurro -. La competitività è garantita e nel calcio non vince chi spende di più". "Vlahovic è un grande talento, ma non eravamo nelle condizioni di concludere l'operazione - ha aggiunto -. Era il secondo obiettivo dopo Dzeko: un giocatore pronto ora e uno nel futuro. Sarebbe stato il massimo".

Getty Images

"La competitività è garantita e nel calcio non vince chi spende di più  ha proseguito Marotta parlando ancora dell'intenzione di non cedere altri giocatori importanti della rosa dopo Hakimi e Lukaku -. Esiste il patrimonio delle risorse umane composto da giocatori, allenatori, dirigenti". "Se questa squadra è forte e ha un obiettivo, si può andare molto lontano al di là del nome del calciatore", ha aggiunto. 

Poi ancora qualche battuta sull'operazione Dzeko. "Edin era un obiettivo prioritario già dalla scorsa stagione: e grazie alle circostanze favorevoli lui godeva di una promessa della Roma che gli avrebbe concesso la lista gratuita al momento di un'offerta - ha spiegato l'ad dell'Inter -. C'è stata facilità anche grazie alla serietà della Roma, che ha mantenuto la promessa".

Mossa certamente accelerata dalla partenza di Lukaku. "La mia esperienza in questi decenni mi porta a dire che non bisogna mai fidarsi di niente e di prepararsi negli imprevisti - ha spiegato Marotta -. Si è arrivati al fatto che Lukaku ha manifestato l'intenzione di essere ceduto al Chelsea e quindi non si può non accettare e rispettare la sua volontà". "Abbiamo iniziato a trattare e fatto il nostro prezzo: nel mentre abbiamo immaginato le alternative - ha proseguito -. Nel calcio spesso queste dinamiche si verificano: io non mi sono sentito tradito, abbiamo valutato le opportunità, come quella di introiettare una cifra importante per le casse del club. Abbiamo fatto valere la nostra richiesta e realizzato una bella operazione". 

Quanto invece all'addio di Conte, Marotta ha le idee chiare su quello che è successo. "La decisione di Conte non era prevedibile e ci ha spiazzati - ha spiegato -. Una scelta che fa parte dello sport e della vita e che va rispettata". "Le società rimangono, tutti gli altri passano - ha proseguito -. Bisogna avere la capacità di partire con un percorso nuovo, avendo la consapevolezza di rappresentare un grande club". "Abbiamo scelto un allenatore, Simone Inzaghi, che può ricalcare il solco segnato da Conte", ha aggiunto. 

Poi qualche considerazione sullo scudetto vinto l'anno scorso e sulla stagione in corso. "Il 2 maggio abbiamo avuto la matematica di un traguardo straordinario: quando si intraprende un'avventura l'obiettivo è ottenere il massimo ed era riportare a casa quel trofeo - ha spiegato -. Era quasi una liberazione per aver raggiunto un obiettivo tra tante difficoltà". "Riconferma scudetto? Ci credo assolutamente - ha continuato -. Vogliamo regalare ai tifosi la seconda stella". "Vincere è più facile rispetto a tenere un livello alto. Le aspettative di tutti sono quelle di vederci come campioni da battere: siamo contenti di questo ruolo, siamo l'Inter e non dobbiamo solo partecipare. Dobbiamo mirare più in alto possibile: ma bisogna valutare sia le proprie capacità sia quelle degli avversari", ha aggiunto.

Poi spazio al progetto Interspac e alle condizioni di Eriksen. ""Si è parlato tanto a livello mediatico. Carlo Cottarelli ha fatto tante dichiarazioni - ha dichiarato Marotta -. L'aspetto positivo è' l'amore e la passione verso questi colori, l'Inter non rimarrà mai sola". "C'è anche una proprietà che ha profuso centinaia di milioni di euro, ma che ha ridimensionato gli investimenti - ha aggiunto -. Oggi l'Inter e' tranquilla, andiamo avanti con serenità".

"Il ritorno di Eriksen? La cosa più bella è averlo ancora tra noi - ha proseguito Marotta -. In questo momento è difficile fare ipotesi su un suo ritorno in campo. Aspettiamo l'evolversi della situazione". "Il professor Volpi è in contatto con i medici - ha aggiunto -. Al momento opportuno si valuterà il futuro di questo ragazzo. La certezza è che abbiamo ritrovato una persona ed è questa la notizia più bella".

"La pandemia ha accentuato una situazione di grande sofferenza di tutti i club italiani - ha continuato Marotta parlando della crisi che ha travolto il calcio -. Milan, Inter e Juve negli ultimi due bilanci hanno perso insieme circa un miliardo"." Il modello attuale non dà garanzie di stabilità e servono rimedi, credo sia giusto anche eticamente non dipendere sempre dall'azionista", ha proseguito. ""Il calcio del mecenatismo è superato - ha aggiunto l'ad nerazzurro -. A maggior ragione ora che le proprietà di molti club sono straniere". "Ricordo che la famiglia Zang ha profuso 700 milioni nel corso degli anni,è' normale ora rivedere i costi - ha aggiunto -. Il compito del management è mixare obiettivi sportivi con equilibrio economico-finanziario. Quest'anno le partenze di Hakimi e Lukaku hanno portato equilibrio".

"Ingresso di un partner che possa affiancare Suning? Sono valutazioni che competono all’azionista, io mi esprimo da uomo di calcio -ha continuato Marotta esprimendo il suo punto di vista sulla questione -. Per me la maggioranza deve essere sempre in mano ad una famiglia, entità o società altrimenti si creano dinamiche che possono avere ripercussioni sulla vita del club". "Ci può stare l’ingresso di un socio di minoranza, ma non credo sia il viatico migliore perché non garantirebbe un cambio di modello che invece bisogna individuare", ha aggiunto. 

Poi capitolo Icardi. "Non voglio criticare chi ha fatto la gestione prima di me: Icardi era un grande talento, è stato investito di responsabilità quando non poteva svolgerle -ha spiegato Marotta -. Io posso dire che è un ragazzo che si è sempre comportato bene". "Le scelte sono state fatte su valutazioni differenti: quando cerchi di identificare un percorso e scegli le persone, devi avere una visione precisa - ha aggiunto -. E' fatta di disciplina e di responsabilità: in quel caso l'allenatore ha valutato con la società una squadra". "Conte li ha interpretati al meglio: ci ha lasciato qualcosa di importante e sta a noi non perderlo - ha proseguito l'ad nerazzurro -. Inzaghi ha le stesse qualità: alla base del successo ci sono questi aspetti".

Poi qualche considerazione sul passaggio dalla Juve all'Inter. "Mi sono meravigliato, è stato tutto fatto velocemente: io ho annunciato l'addio al sabato e il giorno dopo il presidente Zhang mi ha mandato un messaggio invitandomi ad un confronto - ha spiegato Marotta -. Mi ha preso in contropiede, io avrei voluto dopo otto anni magari riposare: ma ho colto questa opportunità al volo, l'Inter è una grande società". "Sono partito con grande determinazione: la proprietà ha sposato subito il mio progetto, che era difficile - ha continuato -. Lasciare a casa Spalletti per sceglierne un altro ci vuole coraggio: l'ho fatto forte dell'esperienza". "Ronaldo? Io ho espresso la mia valutazione: tutti lo vorrebbero, è un campione e da loro impari sempre - ha raccontato  in relazione all'esperienza alla Juve -. Ha una cultura del lavoro massima". "Poi però bisogna collocarlo in un ambiente che in quel momento, secondo me, doveva confrontarsi con valutazione economiche: non è stato quello l'elemento che ha incrinato il rapporto con la presidenza", ha continuato.

Infine parole al miele su Barella e Lautaro e qualche retroscena di mercato su Dybala. "E uno dei casi in cui da talento si diventa campione. Io ho avuto a che fare con tanti talenti: Cassano è stato un fesso, da talento non è mai diventato campione, non ho mai avuto calciatori più forti di lui - ha precisato Marotta -. Ma non aveva obiettivi, una visione precisa della professione". "Barella ha dimostrato di affermarsi sempre più con continuità e oggi ci troviamo davanti ad un campione: è giusto gratificarlo economicamente per quanto ha fatto - ha spiegato -. Non è un rinnovo, è una gratificazione: è giusto adeguarlo ad una fascia importante di giocatori". "Capitano? Sarebbe bello, Handanovic ha la sua età: il capitano è una qualifica che non si regala, bisogna avere le qualità professionali e umane per essere un leader - ha concluso -. Barella può cominciare a diventarlo". 

"Lautaro sta dimostrando con i fatti di essere un giocatore che rappresenta il presente e il futuro. Ha grandi qualità calcistiche e umane: il suo futuro non può che essere splendido, mi auguro sia all'Inter - ha spiegato l'ad nerazzurro -. Noi faremo di tutto, a breve annunceremo il rinnovo che metterà le basi del futuro. Non perdiamo di vista il fatto di fare una squadra con un mix di esperienza e giovani".

"Dybala all'Inter? Poteva venire, ancora oggi non ha firmato con la Juve... Ma sicuramente firmerà, oggi è nelle condizioni migliori per rappresentare il futuro della Juve - ha raccontato Marotta -. Quando si ventilava uno scambio Icardi c'è stata questa possibilità".

Sul suo di futuro: "Nell'Inter mi trovo molto bene. Quando Zhang arriverà in Italia, a dicembre, in quella data ci sarà un momento per parlare del futuro. I presupposti sono tutti favorevoli. Posso però dire con certezza che dopo l'esperienza con l'Inter non starò più in un club. Mi sento appagato del mio cammino. E' giusto aspirare ad esperienze diverse e che rallenti un pochino i miei impegni". 

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