Inter, Marotta: "L'allenatore non sia capro espiatorio: c'è da essere razionali"

Il dg nerazzurro: "Una società deve avere programmi a lunga durata. E gli stadi non siano cattedrali nel deserto"

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Giuseppe Marotta, all'evento "Le sfide del calcio italiano", ragiona a tutto tondo parlando di come il calcio sia cambiato negli anni e abbia portato nuovi obiettivi e comportamenti nelle società ma il discorso idealmente potrebbe anche nascondere uno spoiler sulla situazione attuale dell'Inter: "I tifosi, messi davanti ad una scelta, vorrebbero una società che vince al posto di una con i bilanci in attivo. Ma il club deve avere programmi a lunga durata. Spesso si è condizionati dall'ambiente, per esempio si cambia allenatore per qualche periodo negativo. Ma c'è da essere invece razionali e capire che non può essere l'unico capro espiatorio".

Parole che possono indirettamente far piacere a Luciano Spalletti, anche se il momento nerazzurro - per quanto non al massimo dello splendore - non si può definire negativo e quindi l'esempio del dg interista non è applicabile in toto al tecnico toscano. Marotta ha anche affrontato il tema degli stadi: "Siamo indietro rispetto all'Europa che conta. Alla Juventus ho toccato con mano ciò che porta un nuovo impianto: si guadagna sia nel bilancio che nei punti in classifica. Bisogna costruire poli commerciali che però non siano cattedrali nel deserto".

Infine, su come sia cambiato questo sport: "Un tempo gli almanacchi Panini dedicavano poche righe all'organigramma societario, ora la storia è cambiata, lo so io che sono in questo mondo da 42 anni".

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