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Inter-Inzaghi, è addio: giusto così

Gentiluomo e bravo allenatore, non gli mancano gli alibi ma sono pesanti i due scudetti persi

di Gianluca Mazzini
03 Giu 2025 - 17:56
 © IPA

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Non poteva non finire in questo modo e con questi tempi. Troppo fragorosa la sconfitta in finale di Champions con il Psg per non avere conseguenze immediate su club, tifosi e soprattutto sul mister. Un gentiluomo prima che un bravo allenatore che ha regalato ai nerazzurri successi in serie divenendo uno degli allenatori più vincenti della storia del club. Quattro anni a Milano, sponda Beneamata sono un’eternità. Pochi allenatori sono resistiti tanto, il predecessore Conte appena due, tanto per fare un esempio.

La decisione di lasciare era nell’aria già prima della finale e può aver condizionato i giocatori. Troppo stress, troppa usura, troppe accuse (sommesse) di essere un perdente di successo. Almeno quest’anno.

Gli alibi a Simone non mancano: campagna acquisti inesistente, record di partite con nuova formula Champions, giocatori con età media altissima. Stagione complicata dove è mancata la fortuna più che il valore: Supercoppa persa in Arabia con il Milan in modo rocambolesco a gennaio, campionato sfuggito di un punto e finale di Monaco che doveva chiudere in modo straordinario un percorso vincente, finita in disastro.

Per restare in nerazzurro Inzaghi avrebbe avuto bisogno di tre cose: tempo per elaborare la sconfitta e ricaricare le batterie per una rivincita, con il Mondiale per Club alle porte questo non è possibile; una campagna acquisti di livello che gli americani di Oaktree non intendono sostenere; il supporto solo ipotetico di società e tifosi ma, conoscendo il calcio italiano, più una speranza che una realtà, visto che i grandi club non hanno riconoscenza e non possono perdonare annate non vincenti: vedi Ancelotti al Real.

La conclusione è che lascia l’Italia per i petrodollari un grande allenatore che prima poi tornerà. Inzaghi ha portato l’Inter, 241.ma nella classifica che mette in ordine i club che più spendono al mondo, a giocare la finale di Champions contro il Psg, terzo in quella particolare classifica, e che ha speso nell’ultimo quadriennio 519 milioni contro il -114 dell’Inter. Un’esperienza di vita più che sportiva quella che attende Simone da Piacenza ,che non conosce l’inglese e che dovrà confrontarsi con la mentalità wahabita (setta dell’islam radicale che domina in Arabia Saudita).

Buona fortuna Mister, gli interisti lo ricorderanno con affetto e simpatia anche se mancano due scudetti all’appello più che le Champions.

Ma il calcio è pieno di corsi e ricorsi: l’Inter e l’ormai ex allenatore potrebbero già ritrovarsi avversari tra poche settimane al Mondiale per Club in America. Inzaghi, per contratto, deve sedere da subito sulla panchina dell’Al Hilal che debutterà con il Real Madrid del neotecnico Xabi Alonso il 18 giugno. Il calcio moderno non fa sconti, anche con in tasca i petrodollari.

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