Arrivato nel luglio del 2011 per sostituire Leonardo, l'allenatore della Roma fu esonerato dopo un inizio di stagione disastroso
di Andrea CocchiGasp e l'Inter. Parlare di rapporto è perfino esagerato visto che è durato molto poco. Non si può dire che sia finita la passione reciproca, che non è mai nata. O che non ci fosse più dialogo. Diciamo allora che c'erano divergenze di carattere e pochi interessi in comune. Una toccata e fuga con una delle due parti che decide di chiudere e l'altra che vive la scelta quasi come un sollievo. Senza nemmeno frasi di circostanza tipo: "Non sei tu, sono io", oppure, altro classico devastante per chi se lo sente dire: "Stupide come me che rinunciano a una persona così non se ne trovano tante, sono sicura che troverai qualcuna che ti apprezzerà veramente". E Gasp ne ha trovata più di una.
L'Inter, teorico punto più alto della carriera, per l'uomo di Grugliasco poteva significare la fine di ogni speranza di stare ad alto livello. Invece, non solo si è rilanciato alla grande con imprese al limite dell'impossibile, come traghettare l'Atalanta ai vertici più alti del calcio italiano e internazionale, ma è diventato un'icona tattica a livello mondiale, con allenatori che lo studiano dal vivo o sul computer per capire i segreti di un calcio così strutturato e vincente.
Nell'estate del 2011, quando Leonardo decide di lasciare la guida tecnica dell'Inter, Moratti si trova spiazzato. Sogna di prendere Bielsa ma non se ne fa nulla. Inizia un giro di consultazioni che non portano a niente. Alla fine si fa convincere a puntare su Gasperini, ma non è troppo entusiasta della scelta. Alla vigilia della stagione il nuovo allenatore sogna il tridente Palacio-Milito-Eto'o. Ma il primo, lanciato da lui al Genoa, arriverà l'anno dopo, mentre il camerunese se ne andrà prima dell'inizio della stagione, così come un altro eroe del triplete: Goran Pandev. La campagna acquisti porta in nerazzurro Diego Forlan, che si rivelerà una meteora in nerazzurro, Julian Alvarez, Mauro Zarate, e i dimenticabili Jonathan e Castaignos.
I problemi nascono da subito, da quando Gasp prova a insegnare la sua idea di calcio con la difesa a tre e i "braccetti" (che allora non si chiamavano così...) che si spingono in avanti. Uno di loro, nelle idee del nuovo allenatore, dovrebbe essere Zanetti che, con il senno di poi, sarebbe stato un perfetto interprete del ruolo. Ma 14 anni fa la fluidità posizionale non era un principio condiviso e ci si incaponiva, come in una guerra di religione, sul numero dei difensori. All'Inter il concetto di retroguardia a tre non veniva accettato culturalmente. Lo stesso Zanetti non apprezzava il nuovo ruolo. Infatti è subito tornato a fare l'esterno a tutta fascia con una difesa, comunque di buon livello, con Lucio, Ranocchia e Chivu.
La stagione parte subito male con la sconfitta a Pechino nel derby di Supercoppa Italiana. Poi, in campionato, il brutto debutto con il 4-3 subito dal Palermo di Mangia, un'altra debacle nella prima di Champions a San Siro con i non irresistibili turchi del Trabzonspor, il pareggio interno senza gol con la Roma, prima della parola fine che arriva dopo il crollo, 3-1, sul campo del Novara, che torna a vincere un match di Serie A dopo 55 anni. Cinque partite ufficiali, un solo punto e una valanga di critiche interne ed esterne. Gasp viene esonerato dopo 73 giorni di incomprensioni e polemiche. Ma sarà solo una parentesi infausta in una carriera da incorniciare.