Il biennio in nerazzurro resta più che positivo per il tecnico leccese che ha puntato sulla forza del gruppo
Un progetto triennale per riportare l'Inter ai vertici in Italia e competitiva in Europa. Con queste premesse Antonio Conte ha accettato l'avventura sull panchina nerazzurra, forse la più difficile da far digerire a nuovi e vecchi tifosi dato il suo passato da bandiera juventina, ma per farlo ha fatto parlare il campo portando risultati. Prima un secondo posto a un punto dalla Juventus con una finale di Europa League, poi lo scudetto dominato con 12 punti di vantaggio sul Milan secondo. Missione compiuta con un anno di anticipo, nonostante quella pandemia che ha portato difficoltà in campo ma soprattutto dietro le scrivanie e nelle casse societarie. Quest'ultimo aspetto ha formato un gap che la voglia di seconda stella con l'Inter non ha potuto colmare, così come le garanzie richieste - ed evidentemente - non date da Suning.
Se il bilancio societario piange, quello sul terreno di gioco sorride pienamente al tecnico leccese con il biennio all'Inter che potrà brillare sotto la voce dei successi nel curriculum da presentare alle più grandi società d'Europa.
Sotto la guida di Antonio Conte l'Inter è tornata a vincere lo scudetto dopo 11 anni, sfiorando prima una coppa europea, ma soprattutto dopo anni complicati i tifosi nerazzurri hanno ritrovato una squadra con un'anima, marmorea in difesa e difficile da battere soprattutto in Italia. L'Inter ha vinto, magari senza convincere tutti, ma lo ha fatto con facilità soprattutto nel 2021 raccogliendo i frutti di quanto seminato per tutta la prima stagione con Conte in panchina, puntando sulla forza e la crescita del gruppo ancora prima che sulle qualità - ottime in alcuni elementi - dei singoli. Il fatto che il volto scudetto per i gol importanti nel finale di campionato sia stato quello di Darmian, è un riassunto perfetto della situazione.
Proprio il gruppo ha seguito il suo condottiero partendo da quel Romelu Lukaku voluto con tutte le forze da Conte, leader in campo ancora più che fuori dove è stata la somma delle individualità a rendere l'Inter una macchina quasi perfetta, compatta e difficile da scalfire.
Il trionfo della praticità, insomma, da migliore in assoluto in Serie A in questa stagione nonostante il neo dell'eliminazione prematura in Champions League, vero tallone d'Achille di Antonio Conte. Ma proprio su quella caduta il tecnico ha saputo compattare la squadra consolidando le fondamenta per il trionfo finale in campionato, evitando il rischio di un tracollo quando le voci delle difficoltà economiche di Suning cominciavano a portare i primi dati di fatto, come un non mercato invernale.
Ora se ne va potendo dire di aver compiuto la missione, portando dalla propria parte anche quella parte di tifosi interisti che al suo arrivo storcevano il naso. Conte va via con uno scudetto in più, autografato sul campo e con un punto interrogativo grosso così per il futuro dell'Inter che se non ha dato le garanzie richieste al tecnico qualcosa vorrà dire. Il riassunto dell'era Conte però resterà più che positivo con la possibilità per Zhang e il successore del tecnico di capitalizzare la crescita e lo scatto di mentalità di diversi giocatori. "Ora sono vincenti" ha commentato proprio Conte qualche settimana prima dell'addio, un lascito che va ben oltre al titolo vinto e alla finale di Europa League sfuggita per un soffio.