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Inter, Bastoni: "Il primo anno le guerre per andar via, ma Conte... Non mi vedo altrove"

Il difensore nerazzurro: "Si sta bene, è bello il mondo Inter: mi sento veramente a casa"

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Inter, Bastoni: "Il primo anno le guerre per andar via, ma Conte... Non mi vedo altrove" - foto 1
© Getty Images

"Io qui sto bene, ho 24 anni ma sono uno dei più anziani. E' il quinto anno qui, sono arrivato che ne avevo 19. E' bello il mondo Inter, San Siro, giocare davanti a 75mila persone. Al momento non mi vedo lontano da qui. Mi sento veramente a casa". Giovane ma già senatore, come si suol dire. Perché Alessandro Bastoni è una delle colonne portanti dell'Inter, non solo dal punto di vista tecnico. Un leader silenzioso, eppure nello spogliatoio nerazzurro la sua è una delle "voci" più pesanti. Un percorso iniziato nel 2019, sotto la guida ferrea di Antonio Conte: "Venivo dall'Atalanta, ero dell'Inter e ho fatto tre settimane qui prima di andare a Parma in prestito" ha raccontato a Frog Talks, il podcast dell'ex compagno di squadra Andrea Ranocchia. "Avevo rotto il menisco. I primi due anni mi ha dato problemi. Dopo la prima stagione a Parma ho avuto la fortuna di trovare Conte a Milano. Ho fatto le guerre per andare via, avevano appena preso Godin, c'erano Skriniar e De Vrij. Io avevo fatto 25 partite a Parma, un buon campionato, ma lui ha insistito. Ogni tanto con Barella ne parliamo, abbiamo fatto una fatica allucinante con Conte ma stavamo talmente bene che passava. Inzaghi ha trovato un gruppo di ragazzi perfetto, siamo tutti mentalizzati per far bene, non c'è chi non gioca e allora si allena male. A noi giovani ha fatto bene fare quegli anni dietro te (riferimento a Ranocchia, ndr), Brozovic, Handanovic...".

Da Conte a Inzaghi, una continua crescita: umana, tattica e tecnica. Un centrale coi piedi e la visione del regista: "L'impostazione è sempre stata una mia caratteristica. All'Atalanta nelle giovanili non fai palestra, fai solo tecnica. Lì ho sviluppato il fatto di non aver paura di impostare. Oggi ho vicino Calhanoglu che vuole la palla, non ha paura a giocarla. C'è sintonia. A volte mi trovo quinto, a volte mezzala, a volte lui si abbassa nella linea e io vado a fare il play. Mi trovo bene". L'obiettivo, ora, è mantenere il primato, raggiungere la seconda stella. Ma un pensiero alla Champions, dopo averla sfiorata l'anno passato, c'è sempre: "Ci ha dato tanto la partita di Istanbul, ma venivamo da un bel percorso. Ci siam guardati in faccia dopo aver perso dodici volte in campionato, abbiamo visto i video e c'era gente che ci passava come treni. Ci siamo compattati, difendendo tutti assieme. Col City abbiamo visto che possiamo stare a quel livello e quest'anno abbiamo cominciato come avevamo terminato. Quest'anno ci riproviamo, assolutamente. E' bello arrivare lì e penso proprio sarebbe bello vincere. La finale era quasi surreale. Partiti a inizio stagione pensavamo di vederla in tv. Invece sei lì e quasi quasi ci provi. Noi eravamo tranquillissimi e dal campo si sentiva la pressione che avevano loro di vincere. Abbiamo provato a giocarla, abbiamo avuto anche un paio di occasioni e loro sono rimasti spiazzati". Quindi avanti, per la gente che "ama soltanto te" e fa chilometri su chilometri per l'Inter: "Vedo anche allo stadio che gente di 85-90 anni aspetta il pullman. La passione che ci mette la gente ti fa dire ma chi me lo fa fare di andare via? Siamo un bel gruppo. Tanti ragazzi giovani come spina dorsale, italiani. O come Lautaro, che è argentino ma è qui da tanti anni...".

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