PAROLA A IBRAHIMOVIC

Ibra: "Gli scudetti della Juve, il Milan, l'Inter, Balotelli, Barcellona e il futuro: vi dico tutto"

Lo svedese ha ripercorso la sua lunga carriera dal palco del Festival dello Sport di Trento

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"All'Inter l'Ibra più forte di sempre? Mi sentivo più forte di quando ero alla Juventus, più completo ma non al massimo. Mancini mi dava fiducia e responsabilità. L'Inter prima di me non vinceva lo scudetto da 17 anni, poi l'abbiamo vinto per tre anni di fila". Dal palco del Festival dello Sport di Trento, Zlatan Ibrahimovic ha ripercorso la sua lunga carriera. "Balotelli? Ha avuto tante occasioni di sfruttare il suo talento e cambiare il suo futuro. Non l'ha mai fatto, questa è la verità". Il tacco di Leao in Champions contro il Newcastle paragonato a quello di SuperMario: "No no, non si può neanche paragonare. Se fa gol là è un genio. Solo i geni capiscono cosa devono fare lì. Per questo lui è la e Balotelli è in tribuna. Meglio Zlatan o Leao? Zlatan, ma Zlatan ha creato Leao...". Sul futuro: "Ora ho più offerte che quando giocavo, ma voglio continuare a fare la differenza. Non voglio essere un simbolo. Milan? Ho avuto qualche meeting, vediamo".

Sul trasferimento al Barcellona: "Andare al Barcellona era il sogno di tutti a quel tempo. All'Inter avevo dato tutto e volevo crescere e migliorare. "Ho avuto la fortuna di vincere trofei che non ho vinto prima. Quando il Barcellona mi ha chiamato ero carico, avevo fatto il massimo all'Inter. Volevo crescere ancora di più e provare altre sfide per capire e mettermi alla prova da solo, era una sfida con me stesso. I primi sei mesi è andata bene, poi sono cambiati l'atmosfera e i pensieri. La semifinale con l'Inter in Champions? Se ci fosse stato il VAR le cose sarebbero andate diversamente".

Un ricordo di Mino Raiola: "La mia carriera è iniziata con lui. Io ho fatto l'arrogante e lui pure, ma alla fine ho mollato un po' perchè mi serviva. Ho conosciuto una persona fantastica, è diventato come un papà e un amico. Un consigliere, tutto. Quello che passavo, lo passavo con lui. Ci parlavo tutti i giorni. Siamo cresciuti insieme nelle nostre carriere. Siamo diventati forti insieme. Durante la sua malattia ero con Mino quasi tutti i giorni nel suo ultimo periodo di vita. Non era facile, quando vedi una persona in difficoltà è difficile. C'era tanta emozione. Volevo togliergli il pensiero fisso della malattia, gli portavo energia e positività invece di parlare della sua malattia".

Gli scudetti della Juve: "Sono 38, non 36. Perché abbiamo lottato tutti i giorni per tutte le partite e abbiamo fatto tutto in campo. Chi era in quella squadra sa cosa ha fatto: abbiamo dimostrato che eravamo i più forti in Italia. Per questo dico che sono 38".

L'ultimo scudetto con il Milan: "È stato lo scudetto da cui ho avuto più soddisfazione. Era una situazione dove la squadra non era favorita, neanche top 4. Erano giocatori che non erano superstar. Non era una squadra in cui era abituato a giocare: ho giocato sempre in squadre favorite. In questo Milan invece era il contrario. Piano piano si è formato questo gruppo, mai avuto un gruppo così forte di collettivo. Tonali? So poco di questa storia. Mai sentito da lui, mai visto in difficoltà e mai visto che stava male. Giudicare prima di sapere non si sa. Bisogna capire com'è la situazione".

Su Berlusconi: "Avevo un buon rapporto con Berlusconi, ha un'aura. Era mister Milan. Da quando ha preso il Milan il Milan è diventato il calcio, ha cambiato la storia del calcio e del Milan. Mi ha riportato la felicità dopo i tempi difficili di Barcellona. È grazie a lui se sono andato al Milan. Poi da lì è cresciuto un rapporto e parlavamo spesso di tante cose. Mi diceva come dovevo giocare, muovermi. Mi stimolava come persona e come calciatore".

 

 

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