"Noi siamo arrivati allo stadio, ci siamo preparati, e durante una sorta di preriscaldamento, il presidente è arrivato nel nostro spogliatoio dicendo 'la partita non verrà giocata perché c'è un morto'. Boniperti ha insistito, ha detto 'la mia squadra coi morti non gioca'. Aspettavamo soltanto più la conferma del delegato Uefa". Inizia così il racconto di Cesare Prandelli a LaPresse, che ricorda la tragedia dell'Heysel avvenuta 40 anni fa, il 29 maggio del 1985. "Avevamo capito che stava succedendo qualcosa perché abbiamo aperto una porta che dava sul campo e c'erano molti tifosi, li abbiamo fatti uscire - prosegue l'ex centrocampista della Juventus - Erano in preda al panico e non riuscivamo a capire perché. Dicevano 'ci hanno attaccato, è caduta una rete, ci sono dei feriti, vogliamo scappare'. E ne abbiamo fatti scappare tramite lo spogliatoio tantissimi. Erano terrorizzati". E conclude: "Purtroppo noi aspettiamo le tragedie per cambiare e ovviamente il mondo della sicurezza degli stadi è cambiato. Assolutamente, non c'è paragone: c'è il prima e dopo l'Heysel".