IL LUTTO

Giornalismo: è morto Gianni Mura, storica firma sportiva di Repubblica

Si è spento a 74 anni all'ospedale di Senigallia dopo un attacco cardiaco improvviso

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Il mondo del giornalismo sportivo piange Gianni Mura, dal 1976 firma del quotidiano la Repubblica. Mura, 74 anni, è morto sabato mattina all'ospedale di Senigallia, in provincia di Ancona, in seguito a un improvviso attacco cardiaco. Nato a Milano il 9 ottobre 1945, comincia la sua carriera come praticante alla Gazzetta dello Sport nel '64 per poi passare a Repubblica nell'anno della sua fondazione. Per il quotidiano di Eugenio Scalfari scrive pagine memorabili sullo sport e cura la rubrica domenicale "Sette giorni di cattivi pensieri". È stato anche autore di diversi libri, tra cui "Giallo su giallo", vincitore del premio Grinzane, in cui racconta il suo Tour de France.

Subito dopo aver appreso la notizia, il presidente del CONI, Giovanni Malagò, ha fatto pervenire un messaggio di condoglianze a nome di tutto lo sport italiano.

Nel suo ultimo pezzo, pubblicato il 15 marzo, attaccava senza troppi giri di parole i comportamenti "imbecilli" di coloro che avevano sottovalutato la portata dell'emergenza coronavirus, da Diego Costa e la sua tosse caricaturale in zona mista ("Resto in attesa che il suo club lo multi, ma ne dubito, oppure lo stanghi la Uefa. Previa traduzione di quella parolina - 'respect', anagramma spectre - che tutti i partecipanti alla competizione recano sulla maglia"). A Rudy Gobert che toccaccia tutti i microfoni dopo la conferenza stampa ("Prima reazione: sciocchino, va bene esorcizzare la paura del contagio, ma c'è modo e modo. Già, anche perché Gobert non sapeva di essere contagiato. Seconda reazione: sciocchino è un complimento").

Parallelamente, però, Mura sottolineava anche la grande responsabilità mostrata dai cittadini in un momento difficile per il Paese: "La situazione che stiamo attraversando permette di dire che gli imbecilli sono una minoranza e la brava gente la maggioranza - scriveva - La parola buonismo è scomparsa, spero per sempre ma non m'illudo, e con forza ricompaiono solidarietà, doveri, responsabilità, unione sacrifici. E sotto questo ombrello, difesa e coesione, ci stanno tante cose: la maglietta esibita dall'Atalanta a Valencia, dopo una serata stordente per emozioni e dedicata a Bergamo: mai mollare. I versamenti di tanti sportivi, da Insigne a Bonucci, e di tanti club, da Zhang ad Agnelli".

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