LE POLEMICHE

Falli di mano e fuorigioco: Giacomelli ok, Di Bello un po' meno

I casi arbitrali che hanno caratterizzato Juventus-Atalanta e Lazio-Sassuolo sono valutati in modo differente dall'AIA

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Diciamolo subito. Non ci piace che una partita possa essere decisa da un braccio un po' troppo largo e da un paio di rigori casuali o, come si suole definirli in certi casi, 'stupidi'. Il fatto che siano casuali e stupidi non significa però che non vadano fischiati. Gasperini può avere ragione quando parla di regole ed interpretazioni troppo penalizzanti, ma sbaglia se fa riferimento alla Serie A come unico territorio in cui i regolamenti vengono applicati in maniera cieca. 

Le linee guida fornite agli arbitri per uniformare il più possibile le loro valutazioni e ridurre il più possibile la discrezionalità valgono per tutte le federazioni, dall'Italia, all'Inghilterra, alla Spagna e via dicendo. Detto che il 'mani' di Muriel sarebbe stato da rigore sempre, comunque e in qualsiasi epoca, rimane un peccato vedere la grande prestazione dell'Atalanta 'sporcata' dal braccio leggermente largo di De Roon. Ma regolamento e linee guida parlano chiaro (Regola 12). È di solito un’infrazione se un calciatore: tocca il pallone con le mani/braccia quando queste sono posizionate in modo innaturale aumentando lo spazio occupato dal corpo...

Abbiamo sottolineato 'di solito', perché un margine di valutazione sulla 'colpevolezza' o meno dell'atteggiamento del giocatore viene lasciato. Questo margine dipende dalla distanza da cui proviene il pallone (e dal fatto che si tratti, o meno, di 'pallone inaspettato'), dal tipo di movimento del braccio, dalla possibilità o impossibilità che il giocatore ha di tenere il braccio in posizione differente.

Il centrocampista atalantino parte con il braccio sinistro dietro la schiena, per poi allargarlo, seppur di poco e nel tentativo di voltarsi, quando parte il cross (di certo non inaspettato): se Giacomelli non avesse fischiato sarebbe stato penalizzato nella valutazione del suo operato da parte dell'Osservatore Arbitrale. Il VAR infatti (Irrati, quello della finale mondiale 2018 ) ha ritenuto corretta la valutazione fatta sul campo, non è intervenuto, e se l'arbitro non avesse fischiato lo avrebbe certamente invitato alla on field review.

Per gli stessi motivi, rimanendo in tema di Juventus, erano assolutamente da fischiare i penalty per mani di De Light nel derby e di Bonucci a San Siro (con cartellini gialli corretti, perché i tocchi di mano avevano interrotto la traiettoria di palloni diretti verso la porta). Da un punto di vista tecnico rimane un peccato vedere una squadra come l'Atalanta che domina, raggiunta sull'1-1 da un episodio così 'banale'.  Le discussioni sull'aderenza delle norme allo spirito del gioco ci stanno, ma occorre  mettersi d'accordo e fare un passo indietro. 

Su episodi del genere, qualche tempo fa, esisteva più discrezionalità: l'arbitro aveva maggiore potere di giudicare la 'colpevolezza' del gesto in base alla propria sensibilità e a varie circostanze del momento. Questo poteva portare a interpretazioni difformi, che scatenavano dibattiti e polemiche sui giornali e in TV, con continue invocazioni alla uniformità di giudizio. Si è dunque arrivati a circoscrivere il più possibile l'ambito della discrezionalità sui falli di mano, rendendola quasi nulla....

Risultato? All'opinione pubblica (ma spesso anche agli addetti ai lavori) le cose non stanno bene nemmeno così. Se il  'mani stupido' favorisce la propria squadra: "rigore giusto, è il regolamento". Se il 'mani stupido' penalizza la propria squadra: "regolamento assurdo, non si può fischiare un rigore così".

Quindi: o ci fidiamo della sensibilità dell'arbitro e della sua valutazione del momento, accettando che a volte le decisioni possano essere difformi (cosa che in Italia non siamo mai riusciti a fare) o accettiamo che quasi tutti i tocchi con braccio (tanto o poco) staccato dal corpo siano punibili con il rigore, per quanto la cosa ci possa sembrare assurda. Non ci sono alternative. 

Ma il caso che fa più discutere è il gol annullato a Raspadori in Lazio-Sassuolo, arbitro Di Bello. La domanda da porsi è: l'intervento di Parolo è una giocata (che quindi rimette in gioco Raspadori ben oltre la linea difensiva biancoceleste), o è un contrasto/rimpallo? L'assenza di pubblico ci permette di cogliere chiaramente le parole dell'arbitro dopo la on field review: "E' un contrasto, non un retropassaggio". Decisione presa perché Aureliano (VAR) e Di Bello ritengono ci sia stato un rimpallo, con tocco finale di Bourabia immediatamente successivo a quello di Parolo.

Analizzato in profondità l'episodio, l'AIA non ritiene però che questo tocco del neroverde sia chiaramente individuabile dalle immagini. C'è dunque la convinzione che si sia trattato di un caso mal gestito: episodio dubbio, in assenza di certezze ha poco senso invitare Di Bello alla review e deve valere la valutazione fatta sul campo. Infine, in assenza di certezze sul tocco finale di Bourabia, quella di Parolo secondo i vertici arbitrali è da ritenersi una giocata: gesto intenzionale che riesce a togliere il possesso all'avversario. Dunque, Raspadori rimesso in gioco e gol regolare. 

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