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LIBRI

Da Galliani a Marotta: il mondo del calcio alla presentazione del libro di Giorgio Perinetti

In "Quello che non ho visto arrivare" il direttore generale dell'Athletic Club Palermo racconta la storia della figlia Emanuela, morta nel 2023 di anoressia

di Stefano Ronchi
17 Nov 2025 - 22:39
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Alla libreria Mondadori Store di piazza Duomo a Milano, il mondo del calcio si è dato appuntamento alla presentazione del libro "Quello che non ho visto arrivare" di Giorgio Perinetti. Dirigenti e volti storici del pallone - da Adriano Galliani a Beppe Marotta fino a Roberto De Zerbi - hanno fatto sentire la loro vicinanza, testimoniando un abbraccio collettivo che va oltre il campo al direttore generale dell'Athletic Club Palermo. Nel suo libro l’ex ds di Napoli, Siena e Bari racconta la storia della figlia Emanuela, morta nel 2023 a causa di una grave forma di anoressia. Un momento carico di emozione, segnato dalle parole di un padre che sceglie di condividere un dolore ancora vivo trasformandolo in testimonianza.

"Quello che non ho visto arrivare" non è solo un titolo: è una confessione. Perinetti lo definisce un percorso nel dolore, nella ricerca e nelle domande che non hanno risposta. Il volume ripercorre i momenti più difficili affrontati con la figlia e il tentativo di comprendere una malattia complessa come l'anoressia. Le pagine mescolano memoria, riflessione e il peso delle parole non dette. È un'opera che esce dai confini sportivi pur nascendo dalla storia di un uomo di calcio.

Quando parla di Emanuela, Perinetti non nasconde l'emozione. "La perdita di mia figlia è stata una lotta impari", racconta il dirigente sportivo alla platea, sottolineando la difficoltà di riconoscere in tempo i segnali della malattia. Il ricordo scorre netto, senza retorica. L'autore spiega quanto sia stato complicato affrontare quella battaglia, spesso silenziosa, e come la scrittura sia diventata una forma di elaborazione del dolore. Ogni frase rimanda a un rapporto profondo, segnato da amore, paura e smarrimento. "Ho voluto che fosse un racconto nudo e crudo, per rendere l'idea di cosa sia un disagio così grande per un genitore, nel cercare una soluzione che non c'era - spiega Perinetti -. L'importante però è il messaggio lanciato da mia figlia negli ultimi giorni. Dopo aver sempre negato la necessità di una cura, ha cercato di sopravvivere, si è attaccata alla vita. Forse con questo messaggio possiamo salvare qualcuno e se si salva anche solo una persona abbiamo fatto la cosa giusta". "Sono grato a tutto il mondo del calcio che mi ha sempre manifestato solidarietà. Il mio intento comunque è quello di sperare di essere utile, dare il mio contributo, dare forza alle associazioni che si occupano di questo problema - aggiunge -. Portando un minimo messaggio di speranza".

La testimonianza diventa un avvertimento. Perinetti invita i genitori a restare vicini ai propri figli, a non sottovalutare mai i cambiamenti improvvisi, a cogliere ogni dettaglio che può nascondere un disagio. "Il mio messaggio di speranza è per tutti loro", dice, spiegando come raccontare la sua storia possa aiutare altre famiglie a non sentirsi sole. Il libro, nelle sue parole, non è solo memoria: è un ponte verso chi vive la stessa sofferenza. "L'ho scritto in questo modo per trasferire la mia sensazione di inadeguatezza da genitore agli altri genitori - continua Perinetti -. Ma allo stesso tempo per dire loro di non spaventarsi, perché si può combattere senza arrendersi, per cercare una soluzione stando vicino ai propri figli".

"Bisogna capire i segnali e i messaggi, forse io non sono stato capace. È una lotta impari e difficile da affrontare. Forse non ho capito la sua richiesta di aiuto e vicinanza, io credo che rivolgersi per tempo alle associazioni che sono vicine a queste persone possono indicarci la strada - aggiunge il direttore generale dell'Athletic Club Palermo -. Mia figlia gli ultimi giorni voleva mangiare ma non ce l’ha fatta. Per me è stata una tragedia, ma forse per qualcuno questa storia può essere uno stimolo per chiedere aiuto". "Sono grato a tutto il calcio che mi ha mostrato sempre grande solidarietà, i miei 50 anni in questo mondo sono stati spesi in maniera corretta, altrimenti non avrei tanti amici vicini - conclude -. Sono tutti vicino a me e tantissimi sono qui per salutare e ricordare Emanuela".