L'INTERVISTA

Coronavirus, Andrea D'Amico: "Fifa e Uefa devono intervenire subito"

Il procuratore ci parla dell'impatto dell'emergenza coronavirus sul calcio: "Serve un intervento statale"

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Continuano i nostri incontri con gli addetti ai lavori per capire come si può salvare il mondo del pallone messo in crisi dall'emergenza coronavirus. Andrea D’Amico, procuratore e agente dei giocatori, ha le idee molto chiare e ritiene che dal tunnel si possa uscire solo con una risposta europea.

Come valuta la “soluzione Juventus” per affrontare la crisi dello stop al campionato?
La Juve si è mossa con grande tempismo per soddisfare le proprie esigenze di società quotata in Borsa. Il presidente Agnelli ha chiesto un sacrificio ai propri calciatori che hanno accettato, forti dei loro stipendi milionari. Ma il rimedio non può essere demandato ai singoli o a singole, pur meritorie, iniziative. I calciatori sono pur sempre dei dipendenti. Poi ci sono calciatori e calciatori. Non si può chiedere di decurtarsi lo stipendio a giocatori in scadenza di contratto al 30 giugno, così come ai calciatori della Lega Pro.

Molti definiscono l’attuale situazione disastrosa…
Sono d’accordo. È necessario, come per tutte le altre aziende che per la pandemia hanno chiuso, un intervento statale. Il calcio non deve essere trattato diversamente. A causa di una calamità naturale non è possibile giocare così come andare al ristorante, a teatro o al cinema. A tutti questi settori devono arrivare aiuti con un criterio di proporzionalità ed equità. Si consideri anche che il calcio è, come valore globale, la terza o la quarta azienda italiana. Ma qui bisogna aggiungere il valore sociale e politico del pallone in molte realtà italiane. Anche perché, al di là dei grandi campioni, il movimento ( giovani, dilettanti, donne) coinvolge decine di migliaia di persone e di posti di lavoro.

Però vediamo lo Stato già molto in difficoltà nell’affrontare la pandemia dal punto di vista sanitario…
Lo ribadisco: è lo Stato che deve aiutare tutte le aziende che chiudono e l’azienda calcio non fa eccezione. Ad esempio non si possono chiedere tasse alle società di calcio in questo contesto. Ci deve essere una moratoria. Per il pallone sarebbe poi necessario anche l’intervento delle istituzioni internazionali. Fifa e Uefa devono farsi sentire. Hanno imponenti risorse economiche e non possono tergiversare oltre. La soluzione passa anche da loro.

Si concluderanno i campionati?
Lo auspico. Sarebbe una boccata d’ossigeno importante. Anche perché varrebbero i valori sportivi di inizio stagione: stesse rose, stesse regole, stessi arbitri.

E il mercato come lo vede?
È un'incognita ma anche qui la soluzione non può essere solo nazionale anche perché ormai il calciomercato è globale. Le date del calciomercato devono essere uguali per tutti. Dall’Inghilterra all’Italia. Teniamo presente che il mercato è fondamentale per tutte le società. Per chi vince ma anche chi perde. Lo scorso anno l’Empoli è retrocesso ma è riuscito a piazzare molti giocatori creando plusvalenze importanti. C’è poi il delicato capitolo di giocatori già venduti a gennaio che a fine stagione cambieranno maglia. Per questo è necessario che i campionati si concludano senza scorciatoie come i playoff. Solo dopo si potrà pensare al mercato che inevitabilmente sarà caratterizzato da valori al ribasso per poca concorrenza.

d'amico

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