Il 2-0 al Pafos migliora la classifica di Champions ma lascia molti dubbi sulla salute dei bianconeri
di Andrea Cocchi© Getty Images
Se a Napoli, come da ammissione dello stesso suo allenatore, la Juve aveva sbagliato completamente l'impostazione del primo tempo, qualche dubbio può venire anche dai primi 45 minuti della partita di Champions con i ciprioti del Pafos. Spalletti ha cercato di superare il muro avversario mettendo in campo la squadra che riteneva potesse dargli più qualità in mezzo e una costante e massiccia superiorità sulle fasce. Sulle corsie laterali si assisteva alla ricerca di combinazioni tra il braccetto (Kalulu a destra e Koopmeiners a sinistra), l'esterno di centrocampo (McKennie e Cambiaso), il laterale offensivo (Zhegrova e Yildiz) a cui spesso si aggiungeva, da una parte o dall'altra, l'aiuto di Miretti, schierato in posizione più avanzata rispetto a Locatelli, l'altro centrale. I due, in serata storta, non sono mai riusciti a dare un serio contributo in entrambe le fasi. Nonostante l'approccio teoricamente offensivo, abbinato a una riaggressione immediata appena perso il pallone, la Juve faceva una fatica incredibile a creare qualcosa di concreto e, anzi, era il Pafos ad approfittare dello sbilanciamento bianconero per spaventare Di Gregorio.
Nella ripresa con l'ingresso di Conceiçao al posto di uno Zhegrova che ancora fa fatica a trovare il ritmo partita, la Juve ha iniziato a dare qualche segno di vita in più in attacco, nonostante David, comunque poco servito, non sia mai riuscito a dare il contributo che ci si aspetterebbe da lui. La svolta definitiva è arrivata quando Spalletti ha rivoltato la squadra come un calzino, passando al 4-2-3-1, con l'ingresso di Openda per Locatelli. I bianconeri si sono trovati così con Kelly e Kalulu centrali, McKennie e Cambiaso teorici esterni bassi ma in realtà due mezzali offensive (vista la costante ricerca dell'accentramento in fase di possesso palla), Koopmeiners riportato in mezzo a far coppia con Miretti (e poi Thuram) e con Conceiçao, Openda e Yildiz alle spalle di David. Da una combinazione tra i due falsi terzini è arrivato il vantaggio bianconero, poi bissato da una giocata di Yildiz che ha sbloccato l'attaccante canadese.
Da salvare c'è poco. Di sicuro i tre punti. Le incognite intorno al gioco e alle qualità tecniche di questa Juventus, però, restano. L'impressione è che Spalletti, che oltretutto è arrivato in corsa, stia ancora cercando di capire quale possa essere la sua formazione tipo e quali principi questa squadra possa esprimere. Per un allenatore che è tutto fuorché un gestore, non è un problema da poco.